** James Lasdun, *Comincia a far male***
Fazi, 260 pagine, 18,00 euro
I libri di racconti dei nostri giorni sono rari e vanno difesi e diffusi, contro l’invasione dei massicci best seller così simili tra loro, che seguono imperturbabili pochi meccanismi collaudati e dicono molto sulle idee dei fabbricanti di sogni e molto poco sul vero mondo. I racconti di Lasdun, al suo esordio in Italia ma piuttosto noto in Gran Bretagna, dove è nato, e negli Usa, dove vive, hanno alle spalle una buona tradizione anche recente (il britannico McEwan, per esempio, prima che si convertisse al romanzo e al best seller, e ovviamente lo statunitense Carver) e un tipo di crudeltà che evoca anche certo teatro pinteriano.
Non sono tutti dello stesso livello, e si avvertono date di composizione diverse, ma alcuni sono davvero eccellenti, con personaggi sul filo di rasoio di scelte decisive (perlopiù rinviate), di rivelazioni e scoperte su di sé (viltà e timori) e sui coniugi, i vicini, il contesto. Si parla di un ceto medio che subisce la storia, e che sfoga al suo interno le frustrazioni che la storia gli fa subire. La vita è dura, e uomini e donne non sono mai davvero simpatici, trincerati nel proprio ego, aggrediti dalle insicurezze fondamentali, di un sistema e dei modelli in cui sono cresciuti. I miei preferiti sono quelli meno pietosi, come Un uomo ansioso, il primo, quello brevissimo del titolo e Bruchi, l’ultimo e più inquietante.
Internazionale, numero 902, 17 giugno 2011
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