Roberto Ferrucci, Sentimenti sovversivi
Isbn, 140 pagine, 17,00 euro
La parola “romanzo” può raccogliere di tutto, anche questa sorta di diario ricco di commenti sull’Italia berlusconiana e la sua vergogna, che ha un filo narrativo esile ma mette a confronto Venezia e Saint-Nazaire, Italia e Francia. Il narratore guarda quel lontano angolo di Francia e pensa alla sua Italia, vede le diversità e la forza delle istituzioni francesi e la capacità di risposta alle sopraffazioni del potere di un popolo che fece “la” rivoluzione. Pensa e commenta, il nostro prof, dall’alto del Building in cui l’hanno accolto i suoi ospiti in ragione dei suoi libri (si veda Cosa cambia, Marsilio), e ne discute a distanza con la sua compagna. Alla fine, gli balena l’idea di far nascere un figlio in Francia, di doppia nazionalità.
Le osservazioni sull’Italia, sul suo leader e sul popolo che se ne è lasciato corrompere, sono spietate, e più moralistiche che sociologiche. Il libro, non così sovversivo, è di prima del referendum ma le sue indignazioni sono ancora valide. L’equilibrio tra la narrazione, il diario, la riflessione e l’invettiva è precario, è la Francia a risultarci più chiara e l’Italia più convenzionale, tuttavia l’originalità di quest’impresa ha un suo valore e una sua forza, è il percorso civile di un letterato che sa scrivere. Le pagine più belle sono quelle sul monsieur Hulot di Tati, girato da quelle parti.
Internazionale, numero 903, 24 giugno 2011
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