Carla Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca
Sellerio, 258 pagine, 14,00 euro
Non è un romanzo ma è molto meglio, e certi “racconti” sono da antologia. Carla Melazzini, valtellinese di Ponticelli, zona sud di Napoli fitta di abitanti lungo l’infelice litorale che precede i paradisi della costiera, è morta da poco e ha lasciato degli scritti proposti da Cesare Moreno, insegnante come lei. Riguardano il progetto pedagogico Chance, che intendeva con i soldi europei dar scuola ad adolescenti che l’avevano rifiutata, con molte ragioni dalla loro parte, prima fra tutte la scarsa appetibilità della scuola e dei suoi insegnanti, raramente preoccupati di capire, ma solo di “insegnare”.
In questi testi la lucidità di Melazzini ci appare a tratti sconvolgente nella stesura di “racconti pedagogici” che seguono piccole vicende quotidiane a volte di estrema violenza, e raccontano grandi traumi infantili, entrano nel merito di storie comuni e insieme no, perché è insensato che si debba ancora vivere in questi modi, e perché a dettarne l’indagine è l’odio per un mondo siffatto e l’amore per quanto ogni ragazzino nasconde, per la singola umanità di ciascuno oltre la sua volgarità, arroganza, nevrosi. Sono infine storie di paura di crescere, di accettare questo mondo. Melazzini è tra i pochi che si sono occupati di scuola ed emarginazione senza piagnoneria e retorica, con rabbia sacrosanta, additando rimedi.
Internazionale, numero 906, 15 luglio 2011
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