Ginevra Bompiani, La stazione termale
Sellerio, 146 pagine, 12 euro
Quando scioglie il suo talento di scrittrice cesellatrice e pensante in una narrazione piena e ben scandita, Ginevra Bompiani dà il meglio di sé e sa come portarci nel detto e nel non detto dei sentimenti, secondo un’ottica borghese, colta, raffinata, ma che sa ricorrere anche a suggestioni più semplici e, in questo breve e bel romanzo al femminile, a Tavole separate, una commedia di Rattigan debitamente citata. In una stazione termale, in un albergo qualsiasi, tre donne e una bambina, a due a due.
Lucy, la bambina, che molto osserva e che ragiona con irriverente senso dell’umorismo, sta con una zia piuttosto triste e diffidente. Lucia è una signora separata da poco che accompagna una donna più anziana, un nome famoso, anche lei con le sue malinconie. Alle terme si va per curarsi e ringiovanire, ma anche per tirarsi fuori per un lasso di tempo dalla società. Rapidamente, di voce in voce (e le più forti sono quelle di Lucy e Lucia), si scoprono i misteri delle adulte ma solo perché altri se ne aggiungano.
I maschi stanno sullo sfondo, ci sono ma in un altro mondo. Nel gioco della vita che qui, grazie alla vitalità di Lucy e di Lucia, ci sembra infine più allegro che malinconico ha il suo centro l’amore, da affrontare “come se fosse un gioco da giocare con regole da bambini, il gioco che ha per posta la felicità più effimera e l’infelicità più duratura”.
Internazionale, numero 941, 23 marzo 2012
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