Charles-Ferdinand Ramuz, Adamo ed Eva
Armando Dadò editore, 164 pagine
Ritorna Ramuz, grande svizzero un tempo molto letto anche in Italia (Derborence, Paura in montagna, l’Histoire du soldat che musicò Stravinskij, saggi come Statura umana che tradusse Fortini per le edizioni di Comunità, e varie opere edite da Jaca Book) con un breve romanzo di scrittura aspra e insolita che mescola i tempi verbali e si avvicina a un parlato montanaro del tutto incurante del bel francese dei francesi. Adamo ed Eva è più vicino al racconto filosofico o morale che al romanzo, ma è per questo che appare oggi insolito e affascinante.
È del 1932, più volte ritoccato anche se la prima versione, dice il curatore Daniele Maggetti, è la più forte e intensa. Narra l’amore tra due creature semplici ed esigenti, Louis e Adrienne. Lei, più irrequieta, lascia il marito che non trova consolazione anche se è irretito da Lydie, una giovane che gestisce l’osteria del luogo insieme alla madre. Adrienne infine torna, un ritorno che Louis ha a lungo sognato e preparato curando il suo minuscolo giardino e la casa ma solo per accorgersi, dopo una notte d’amore, della distanza che continua a dividere uomo e donna.
La cacciata dall’eden biblico è il tema vero del libro, e la divisione che ne è seguita, anche tra i sessi. Su questa sofferta narrazione-riflessione rifletté forse qualche anno dopo (1939) Denis de Rougemont per il suo
L’amore e l’occidente.
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