Rivedere tutto Giuseppe Bertolucci
Delle novità cinematografiche in dvd di queste settimane una mi ha stimolato, l’altra commosso. La prima è Belluscone – Una storia siciliana di Franco Maresco (Ila Palma), che tanti lettori di Internazionale probabilmente conoscono. La seconda sono tre dvd con quasi tutta l’opera di Giuseppe Bertolucci raccolta in un cofanetto dalla cineteca di Bologna insieme a un volume di testimonianze e documenti sulla sua vita e le sue opere.
Della cineteca Giuseppe è stato il presidente per molti anni, come ricorda riconoscente Gianluca Farinelli che ne è ora l’anima. Lo è stato fino a quando nel 2012 è morto a 65 anni, stroncato dal solito maledettissimo cancro che ci strappa ogni anno tante persone care. Aveva alle spalle il vantaggio ma anche lo svantaggio di essere figlio di un grande poeta, Attilio Bertolucci, e fratello minore di un regista dell’importanza di Bernardo, ai quali peraltro era molto legato.
Ha oscillato tra teatro, cinema, video. E in teatro ha avuto il merito di accompagnare, scrivendo per lui e dirigendolo, Roberto Benigni prima che il comico toscano esagerasse, miracolato da un successo che lo ha condizionato e inaridito. Il Cioni Mario rimane la più bella invenzione benignana, scritta e messa in scena con Giuseppe e diventata il suo film migliore, Berlinguer ti voglio bene, perché diretto da un regista-coautore intelligente e forte e non da un attore senza talenti nel ramo regia. Ma non voglio profittare della stima per Giuseppe per prendermela con Benigni, di cui Giuseppe restò sempre amico.
Un altro grande testo teatrale di Giuseppe fu Raccionepeccui, scritto per Marina Confalone e da lei magistralmente interpretato.
In cinema, e più tardi nelle sue sperimentazioni digitali, Bertolucci ha oscillato tra documentario, rielaborazioni dal teatro e fiction dando il meglio di sé, credo, in un film documentario oggi dimenticato (ma che è presente nel cofanetto): Panni sporchi, del 1980, girato in parte sui treni fermi la notte nella stazione di Milano, dove si rifugiavano gli sbandati di allora. In un’ideale storia del “cinema del reale”, è un antesignano importante, da scoprire o riscoprire, che non ha nulla di paternalistico, pietistico e retorico al contrario dei troppi documentari di oggi che credono di mostrare il vero filmando ciò che appare in superficie, e che è la sola cosa per la quale hanno gli occhi, occhi di miopi dietro occhiali colorati.
Più intellettuale e a volte intellettualistico è stato il suo cinema di fiction, dove pure ha azzardato L’amore probabilmente (2001), un “film di donne” girato in digitale, che oggi ci appare forse più coraggioso e affascinante, rivedendolo anche nei suoi limiti, di quando lo vedemmo ieri. Coinvolse nell’impresa, e il film era tutto per loro, Sonia Bergamasco e Rosalinda Celentano, con la “partecipazione straordinaria” della grande Alida Valli, della grande Stefania Sandrelli e della grande Mariangela Melato.
Ma i tre dvd del cofanetto riservano molte sorprese, film che pochi conoscono, alcuni dei quali anch’io ignoravo come le elaborazioni dagli spettacoli di Antonio Piovanelli dal Pratone della Casilina di Pasolini e da uno dei più bei racconti italiani mai scritti, Casa d’altri di Silvio D’Arzo, e poi un curioso omaggio a Sergio Leone e dei video sui poeti che gli furono cari (soprattutto il padre e Giorgio Caproni). In definitiva un gran bel raccolto, nonostante le incertezze e difficoltà di un percorso accidentato e talvolta insicuro.
L’altra novità in dvd che è doveroso segnalare è Belluscone – Una storia siciliana di Maresco, premiato l’anno scorso a Venezia. È un capolavoro di “cinema politico” invero radicale, e in quanto tale impressionante. È insomma allo stesso tempo una lezione di cinema e una lezione di politica, sempre sul filo della provocazione e del paradosso ma che grazie a questo riesce a scavare nel dietro e nel fondo, e odorando di “vero” più di quel che gli occhi non permettano, secondo il vecchio incitamento di Dziga Vertov a “non fidarsi degli occhi”. Ma che Franco Maresco sia uno dei maggiori registi del nostro tempo e certamente il più inimitabile e forte degli italiani, siamo in tanti a pensarlo.