Romanzo, memoria e poesia di un deportato
Jean Cayrol, Lasciatelo parlare
Nonostante, 170 pagine, 20 euro
Avvicinandosi il giorno della memoria, leggiamo grazie a una brava casa editrice triestina, la traduzione del primo e più bel libro, a cura di Valeria Pompejano e seguita da un saggio di Roland Barthes, di una trilogia del ritorno. Il titolo originale è On vous parle.
Cayrol aveva lavorato con Alain Resnais a due film bellissimi, Notte e nebbia e Muriel, il primo sui lager nazisti e il secondo sulla Francia al tempo della guerra d’Algeria. Dell’operazione Nacht und Nebel, il marchio di una sicura morte, Cayrol fu vittima, ma la trilogia parla del ritorno, non della deportazione. La prima parte, questa, è in prima persona e narra il girovagare di chi non trova posto nel mondo in cui torna, dove è subito identificato per quello che è, indifferente anche a ritrovare il proprio volto e posto, il proprio senso, tra incontri banali o sciagurati, segnati dalla privazione di un passato difficile da riconquistare.
Solo dopo la metà del libro arriva l’affermazione, a se stesso e dunque agli altri, che sì, egli è un “deportato”. Riconosce quelli come lui, tentando di riappropriarsi delle cose, del reale, fino a un inatteso gesto di solidarietà che gli permette in qualche modo di ricominciare. Romanzo, memoria e poesia si fondono, tra Camus e il nouveau roman. La privazione del passato, il ritorno di Lazzaro, e in mezzo un buco nero: Mauthausen.
Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2016 a pagina 84 di Internazionale, con il titolo “Il ritorno di un deportato”. Compra questo numero| Abbonati