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La morte non è uguale per tutti

Un centro di salute nel nordovest dell’Uganda, marzo 2017. (Julian Hattem, LightRocket via Getty Images)

Se aveste un milione di dollari a disposizione (non per scopi personali), quale sarebbe il miglior modo di spenderli? Il costo per pagare la morfina, o degli antidolorifici equivalenti, per tutti i bambini sotto ai 15 anni in grave sofferenza che vivono nei paesi a basso reddito sarebbe di appena un milione di dollari all’anno. Circa la metà di questi bambini morirà, ma almeno con la morfina non morirebbero urlando di dolore.

È così che moltissime persone sono morte in passato: senza antidolorifici, o al massimo con un’aspirina. E così i malati di cancro, le persone gravemente ferite e molti altri hanno trascorso gli ultimi giorni, settimane e mesi in agonia. Alla fine moriamo tutti, ma oggi si muore con molto meno dolore, almeno nelle zone più ricche del mondo. Altrove, invece, molte persone vivono ancora in tempi oscuri.

Ma non perché gli antidolorifici siano cari: per quasi tutti il brevetto è scaduto e sono piuttosto economici. Eppure secondo uno studio pubblicato a ottobre da The Lancet, una delle due principali riviste mediche britanniche, quasi la metà delle persone che muoiono ogni anno, lo fa in condizioni di “gravi sofferenze”, serious health-related suffering (shs), come la definiscono gli esperti. O di agonia, come la chiamano le altre persone.

Un fenomeno insensato
The Lancet ha fatto lo sforzo di creare una commissione che studiasse questa situazione assolutamente insensata. Dei 56 milioni di persone morte nel mondo lo scorso anno, 25 milioni hanno patito una shs di lungo o breve periodo prima di morire. Quattro delle cinque persone che sono morte provando gravi sofferenze vivevano in paesi in via di sviluppo. Eppure questo succede non solo perché sono povere.

Tutti i paesi ricchi, a parte gli Stati Uniti, hanno una speranza di vita superiore agli ottant’anni, ma non è una statistica così sorprendente. Paesi a reddito medio come la Giamaica, il Vietnam e l’Algeria arrivano tutti intorno ai 75 anni e perfino nella metà dei paesi africani le persone vivono in media più di settant’anni. Non sono i loro servizi sanitari in generale a essere carenti, ma più in particolare le cure palliative e la gestione del dolore.

Nella maggior parte dei paesi a basso reddito la morfina è tre-quattro volte più cara che nei paesi ricchi

Il contrasto tra paesi ricchi e paesi a basso reddito è molto più acuto nel controllo del dolore che in qualsiasi altro aspetto della medicina. Il quantitativo annuale medio di oppioidi equivalenti alla morfina somministrati ai pazienti in tutto il mondo tra il 2010 e il 2013 è stato di 298,5 tonnellate. Di tutta questa piccola montagna di morfina, solo 0,1 tonnellate, ovvero cento chili, sono stati dati ai pazienti di paesi a basso reddito.

Sono quindi 25 milioni i pazienti a morire tra grandi sofferenze ogni anno, e altri 35 milioni vivono in condizioni di dolore cronico, una cosa che potrebbe essere evitata con un modesto investimento in farmaci antidolorifici e che non richiederebbe praticamente alcuna nuova infrastruttura medica. Si tratta di un fallimento sconvolgente e, a prima vista, quasi impossibile da spiegare. Ma le spiegazioni esistono, naturalmente.

Un diritto negato
Nella maggior parte dei paesi a basso reddito la morfina è tre-quattro volte più cara che nei paesi ricchi. La cosa non è inevitabile, ma i governi di questi paesi non sono intervenuti per abbassare il prezzo allo stesso modo in cui hanno fatto, per esempio, con il costo dei farmaci antiretrovirali usati per combattere l’aids.

Perché no? “Credo che non ci siamo sufficientemente interessati alle persone povere che soffrono”, ha dichiarato la professoressa Felicia Marie Knaul, codirettrice della commissione di The Lancet. “L’eliminazione del dolore non permette loro di vivere di più. Non le rende più produttive. Si tratta semplicemente di un diritto umano, quello di non soffrire ulteriormente, e la cosa non c’interessa se riguarda i poveri”.

Metti fine al dolore quasi invisibile di milioni di povere persone, e nessuno se ne accorgerà

Ci sono altre ragioni, naturalmente, come la “oppiofobia”, la paura cioè che permettere l’uso di questa droga negli ospedali porterà dipendenza e crimini nella comunità. È anche noto che alcuni infermieri sono a disagio nel somministrare alte dosi di narcotici anche quando gli viene ordinato di farlo, per paura di essere considerati responsabili della morte del paziente (anche quando questi è in fase terminale). Ma Knaul ha ragione: il motivo principale è che non c’interessa abbastanza.

D’accordo, ma chi è a disinteressarsi in questo caso? Non i soliti sospetti, ovvero le persone egoiste dei paesi ricchi. Nessuno si sta arricchendo con questa enorme e inutile trascuratezza. I colpevoli sono proprio i dirigenti politici e sanitari nazionali, che non sono riusciti a dare la priorità alla riduzione di questo terribile dolore patito dai loro concittadini perché non è uno degli elementi con i quali viene misurato il loro successo.

Abbassa il tasso di mortalità, e diventerai un eroe. Cura il glaucoma, restituendo alle persone la vista, oppure elimina un parassita, permettendo a migliaia di persone di camminare e lavorare di nuovo, e otterrai premi e promozioni. Metti fine al dolore quasi invisibile di milioni di povere persone che trascorrono in agonia i loro ultimi giorni, e nessuno se ne accorgerà. Nessuno s’interessa alla cosa.

La commissione di The Lancet ha proposto d’introdurre un pacchetto di farmaci, strumenti e corsi di formazione essenziali che costerebbe appena due dollari all’anno a persona, e allevierebbe il dolore di ogni cittadino dei paesi a basso reddito. Ma tocca ai governi adottarlo, in collaborazione con il loro personale medico. Una volta stabilite le giuste priorità, tutto il resto verrà da sé.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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