“Ma Balotelli è veramente italiano?”. Un signore anziano mi ha fatto questa domanda l’altro giorno, prima della partita Italia-Irlanda, in un negozio di ferramenta. Sua figlia era andata a cercare delle viti che le avevo chiesto, lasciando al nonno la cura della sua graziosa bambina, che era seduta sul banco con un vestito rosa.
Così nasceva una di quelle conversazioni sul calcio che servono a rompere il ghiaccio quando due uomini che non si conoscono stanno in silenzio (mi viene in mente una frase di Umberto Eco: “Il tifoso… ha una strana caratteristica: non capisce perché tu non lo sei, e insiste nel parlare con te come se tu lo fossi”).
Non parlava in modo aggressivo: voleva capire quello che pensavo di Balotelli. Boh, dicevo, cercando di raccogliere le tre o quattro cose che sapevo del giocatore. “Ha un bel caratteraccio, forse gli manca lo spirito di squadra, ma sa segnare”. “Ma non ha giocato bene finora”, ha detto il nonno, mentre la nipotina masticava un elastico che aveva trovato lì sul bancone. “E sembra che non farà parte della squadra contro l’Irlanda: si è fatto male al ginocchio”.
E andata diversamente: Balotelli è entrato e ha pure segnato. Ma quello che mi è rimasto impresso nella mente di quella chiacchierata tra cacciaviti, lampadine e tubi di colla è stata quella strana domanda, fatta con tono quasi ingenuo: “Ma questo ragazzo è veramente italiano?”. Accorgendosi che non sapevo bene come rispondere, anzi, che ero un attimo interdetto, il nonno aveva aggiunto: “Sì, lo so che è nato in Italia, ma il babbo è la mamma sono africani, no?”.
Non era una domanda cattiva: era la domanda goffa, sicuramente generazionale, di un uomo che è cresciuto quando in Italia, se un calciatore era nero, era automaticamente straniero. Ma mi ha fatto riflettere quel salto da considerazioni sul carattere e le prestazioni di un calciatore sicuramente difficile, per non dire irresponsabile, alla messa in discussione della sua italianità. Se si mette in discussione la cittadinanza di Balotelli, come la mettiamo per esempio per oriundi come Mauro Camoranesi o Thiago Motta?
La presenza di Balotelli in nazionale è importante. È vero che non è il primo giocatore di colore a essere selezionato per gli Azzurri: è stato preceduto da Fabio Liverani (tre presenze tra il 2001 e il 2006) e Matteo Ferrari (undici presenze tra il 2002 e il 2004). Ma è il primo ad avere due genitori africani e, quindi, il primo a sfidare veramente l’idea che nero vuol dire straniero. La Scozia ha schierato il
primo giocatore nero nel 1881, la Francia e il Galles nel 1931, la Germania nel 1974, l’Inghilterra nel 1978, l’Irlanda nel 1979, la Spagna (dove il razzismo nel calcio è ancora radicato) nel 1998. L’Italia ha dovuto aspettare il nuovo millennio.
Lasciamo da parte il carattere di Balotelli. Anche Cassano può essere profondamente stupido, ma nessuno gli contesta il passaporto quando spara una cazzata o gioca male. Può darsi che io stia basando questo post su una campionatura non rappresentativa: un solo pensionato umbro non al passo con i tempi. Ma il problema non è il razzismo in sé. Non credo che l’Italia sia un paese razzista, certamente non più della Gran Bretagna, dove per esempio il razzismo nelle scuole continua a preoccupare.
Però, dopo 28 anni di residenza, ho capito che l’Italia è un paese dove il legame tra etnicità e nazionalità ha ancora una forte presa. Il fatto che un oriundo venga considerato italiano anche dopo tre generazioni può essere visto come l’abbraccio caloroso di una grande famiglia. Ma in realtà, il figlio o il nipote di un italiano che è nato in Argentina e che ha sempre vissuto in Argentina è, ammettiamolo, piuttosto argentino. Il rischio del richiamo etnico è questo: se dopo due o tre generazioni l’oriundo è ancora ritenuto italiano, non c’è il rischio che dopo due o tre generazioni i nipotini di Balotelli non saranno ancora considerati italiani, a prescindere da quello che c’è scritto sul passaporto?
(Mezz’ora dopo aver spedito questo post, ho letto che un consigliere regionale friulano di Futuro e libertà ha fatto questo commento geniale sulla sua pagina Facebook, a proposito di Balotelli. La campionatura si allarga…).
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it