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Il padre d’Italia ha una storia da raccontare


Il padre d’Italia
Di Fabio Mollo
Con Isabella Ragonese, Luca Marinelli. Italia, 2017, 93’

No, non è né Mazzini né Cavour né Garibaldi: l’uomo evocato nel titolo del nuovo film di Fabio Mollo, regista di Il sud è niente, è un inquieto ragazzo gay che assume la paternità di una neonata di nome Italia. Il gioco di parole svela l’ambizione del film, che non è solo quella di narrare una storia personale, ma di inserirsi in un dibattito nazionale.

Il tema non è la stepchild adoption ma il quesito umano alla sua radice: è ora di ridefinire quello che intendiamo per “genitore naturale” e ammettere che un gay può essere un buon padre? Purtroppo questo film tenero e sincero non supera la sua missione didattica. I protagonisti sono Paolo, che lavora in un negozio tipo Ikea ed è in crisi con il partner, e la sbandata Mia, una Courtney Love italiana, incinta di sei mesi. S’incontrano a Torino. Lui si trova di malavoglia a intraprendere un viaggio che li porta prima a Roma, poi a Napoli, poi nei pressi di Gioia Tauro, paese di origine della ragazza.

Questo elemento da road movie sottolinea la metafora nazionale, ma Il padre d’Italia rimane un mèlo benintenzionato. Riduce la protagonista femminile a una breve parentesi e lascia la porta aperta a una conclusione sicuramente non voluta dal padre del film: che questo gay merita un figlio perché ha amato una donna.

Questa rubrica è stata pubblicata il 3 marzo 2017 a pagina 82 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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