È una tradizione un po’ singolare, se ci pensate: ci trasciniamo dentro casa un albero abbattuto da poco, lo agghindiamo con lampadine e addobbi vari, e poi gli infiliamo un angelo o una stella sulla punta. Ma è talmente consolidata che convincere un bambino a mollare i giocattoli ricevuti la mattina di Natale è quasi più facile che mettere in discussione questa consuetudine e provare, perché no, a cambiarla.
Da qualche anno, però, i rimorsi che proviamo pensando all’impatto ambientale prodotto dai nostri alberi di Natale (uniti ai sensi di colpa postnatalizi) sollevano sempre più dubbi, alimentati forse dalla triste vista di tutti quegli abeti rinsecchiti e senza aghi abbandonati agli angoli delle strade i primi giorni di gennaio.
Gran parte del dibattito ruota intorno al solito dilemma: è meglio comprare un albero vero ogni anno o uno artificiale che durerà una vita? Gli argomenti a favore degli alberi finti sono ridimensionati dal fatto che non sempre gli abeti in plastica vengono usati “per una vita”.
Mediamente li teniamo solo cinque o sei anni prima di buttarli in una discarica, dove restano per secoli a decomporsi lentamente. Alcuni ricercatori svedesi hanno misurato l’energia consumata da un albero di Natale “vero” e da uno “finto” nel loro intero ciclo di vita. Hanno scelto un abete artificiale di dieci chilogrammi trasportato via nave fino in Svezia dall’industria di Hong Kong dove è stato fabbricato; e un abete di dieci chili, dieci anni e 2 metri di altezza, trasportato su un autocarro da un vivaio svedese fino a un negozio di Stoccolma.
Hanno scoperto che l’energia consumata durante l’intero ciclo di vita dell’abete vero è pari a un quinto di quella consumata dall’albero finto, anche supponendo, con molta generosità, che l’albero artificiale sia riutilizzato una decina di volte.
Altro problema: gli alberi artificiali sono fatti di pvc (polivinilcloruro), un prodotto dell’industria petrolchimica. Da anni le associazioni ecologiste come Greenpeace si battono perché la produzione e l’uso di questo materiale siano progressivamente ridotti.
Durante il ciclo produttivo del pvc, e l’incenerimento dei rifiuti che lo contengono, vengono rilasciate diossine altamente inquinanti.
Nemmeno gli alberi veri, però, sfuggono all’attenzione degli ambientalisti. I produttori di abeti rossi fanno notare che la coltivazione di questi alberi aiuta a bilanciare le emissioni di anidride carbonica e che circa mezzo ettaro di alberi è in grado di assorbire la quantità di CO2 prodotta da diciotto persone.
Tuttavia, c’è da chiedersi quale impatto abbiano quelle schiere infinite di abeti rossi sulla biodiversità di una regione e sulla salute di chi li coltiva. Non bisogna dimenticare che gli alberi vengono irrorati con pesticidi di vario genere nei sette-dieci anni necessari perché raggiungano le dimensioni giuste per essere venduti sul mercato.
I sette milioni di abeti che i britannici acquistano ogni anno a Natale occupano complessivamente un’area coltivata di circa 1.500 ettari. Il vantaggio per chi li produce è che quasi sempre crescono su terreni poveri e scoscesi, sulle pendici di colline che altrimenti rimarrebbero incolte. Ma anche le abetaie, come tutte le altre coltivazioni, sono attaccate da afidi, acari, parassiti vari e funghi.
Di conseguenza, molti coltivatori usano ogni sorta di sostanze chimiche venefiche, come per esempio il glifosate, un erbicida sistemico totale (contenuto nel famigerato Roundup, il nome commerciale del pesticida prodotto dalla Monsanto). È uno degli erbicidi più usati al mondo e, secondo il gruppo Pesticide action network, è anche quello incriminato più spesso nei casi di inquinamento e avvelenamento registrati negli ultimi anni.
Se comunque non volete proprio rinunciare al vostro albero di Natale, la soluzione migliore è di comprare un albero invasato con tutte le radici, che potrete quindi conservare (vivo) anche per i prossimi anni. Se invece avete deciso di optare per un albero senza radici, vi conviene controllare se il vostro comune, dopo le feste natalizie, offre un servizio di raccolta degli abeti.
In Gran Bretagna gran parte delle amministrazioni comunali dispone di un apposito servizio smaltimento che sminuzza gli alberi vecchi e li trasforma in concime per giardini.
Nella maggior parte dei casi, però, sono i cittadini che portano gli alberi nelle piazzole di raccolta per il riciclaggio. E questo comporta un aumento del traffico automobilistico, nonché le solite reazioni di insofferenza per cui c’è chi preferisce gettare l’albero nel cassonetto sotto casa.
E così facendo incrementa i tre milioni di tonnellate di rifiuti prodotti durante le feste di Natale. Se appartenete a questa categoria, vi conviene optare per un albero sintetico. Addobbate quello, è meglio.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it