La battaglia delle donne argentine per l’aborto non si ferma
Abbiamo vinto. Di fronte alle menti arretrate si è imposta una fervente gioventù che ha trovato nel fazzoletto verde, emblema del movimento delle donne argentine, un simbolo di uguaglianza. Abbiamo vinto i fondamentalismi, perché è diventato evidente ed è stato messo in discussione il sostegno del culto cattolico da parte dello stato e la pretesa della gerarchia ecclesiastica di influenzare le politiche di sanità pubblica e di istruzione. E ora nelle strade si vendono i fazzoletti arancioni, la bandiera della richiesta di separazione tra chiesa e stato.
Abbiamo vinto, perché le argomentazioni basate su convincimenti religiosi hanno rivelato le bugie di chi è contrario ai diritti. Abbiamo vinto, perché l’aborto ha smesso di essere un tabù ed è uscito allo scoperto, socialmente depenalizzato. Abbiamo vinto, perché madri e nonne hanno raccontato alle loro figlie e alle loro nipoti dei loro aborti, perché gli adolescenti hanno portato il dibattito nelle loro case e scuole. Abbiamo vinto, perché il mondo ci ha guardato e ha scoperto che in Argentina le donne non hanno ancora il diritto di decidere sui loro corpi e siamo stati vergognosamente additati come un paese in cui noi donne non godiamo ancora della piena cittadinanza.
Non ci hanno mai regalato niente. Per studiare all’università, per avere il diritto di voto, per essere in grado di decidere sulla vita dei nostri figli, per avere libero accesso agli anticoncezionali abbiamo sempre dovuto scendere in piazza e combattere. Le lotte femministe i margini. I voti che sono mancati per depenalizzare e legalizzare l’aborto sono solo una pietra d’inciampo sul cammino. Non è stato ieri. Sarà domani.
(Traduzione di Stefania Mascetti)
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano argentino Página 12.
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