Gold non luccica neanche un po’
Cos’è. È un film diretto da Stephen Gaghan, già sceneggiatore di Siriana e Traffic, scritto insieme a Patrick Massett e John Zinman (Tomb rider). Matthew McConaughey interpreta Kenny Wells, figlio d’arte titolare di una piccola azienda di estrazioni minerarie. Quando la sua carriera sta andando a rotoli, Wells incontra Michael Acosta (Édgar Ramírez), un geologo convinto che le zone vulcaniche del Pacifico nascondano metalli preziosi. I due cercano oro in Indonesia finché la parabola discendente delle loro fortune cambia direzione in modo spettacolare. Il film è liberamente tratto da un caso di cronaca canadese risalente ai primi anni novanta e noto come Bre-X.
Com’è. Negli ultimi anni, complici Martin Scorsese e la crisi, sono usciti diversi film a tema economico/finanziario. Sono film molto maschili in cui i personaggi percorrono la curva della crisi, l’andamento dei derivati, l’esito di una speculazione, come fossero il tracciato di un ottovolante esistenziale. In questo caso l’impianto finanziario si accompagna a un elemento avventuroso fatto di giungla del Borneo, fiumi tropicali, malaria e militari che urlano ordini incomprensibili. Ma il fuoco del film in realtà ignora abbastanza l’ambiente e i comprimari, concentrandosi sui due protagonisti e principalmente su Kenny Wells (McConaughey).
Originariamente il film doveva realizzarlo Michael Mann, poi sostituito da Spike Lee prima e Stephen Gaghan poi. Purtroppo.
Perché vederlo. Matthew McConaughey è un bravo attore. Nella prima parte della sua carriera sembrava il Kanye West della recitazione: molto capace ma troppo pieno di sé per essere sopportabile. Ora vive un periodo d’oro in cui sceneggiatori e registi danno spazio alla sua recitazione strabordante. Finché dura…
Proprio la recitazione di McConaughey è l’unica ragione plausibile per godere di questo film, a patto di essere dei fan febbricitanti.
Perché non vederlo. L’idea era quella di mescolare un sogno di riscatto socioeconomico individuale e un’avventura esotica, tra The wolf of Wall Street e Il tesoro della Sierra Madre. Ma il risultato è un film inconcludente, privo di fascino, scritto e diretto in modo sciatto, che segue le goffaggini esistenziali e professionali di due personaggi minuscoli. L’unica “grande truffa” all’orizzonte è l’idea che questa storia raccontata così meriti due ore del nostro tempo.
Una battuta. Se vendi i tuoi sogni, cosa ti resta?