La legge di stabilità che piace ai moderati e strizza l’occhio alla sinistra
Matteo Renzi, presentando la legge di stabilità, l’ha bollata come una manovra “di sinistra, con una strizzatina d’occhio ai moderati”. Sicuramente è una finanziaria che guarda a un vasto ventaglio di interessi, con luci e altrettante ombre.
Innanzi tutto, non è una manovra dagli effetti recessivi. Non sarà granché, come quantità di risorse spostate, ma è scritta all’insegna di un – cautissimo – approccio espansivo. I tagli delle tasse, gli aumenti lievi delle pensioni, l’allentamento del patto di stabilità per i comuni: sono tutte misure che tendono a creare più domanda. E anche il fatto che 17 dei 27 miliardi sono già assorbiti per evitare l’aumento dell’iva dal 1 gennaio 2016 non è certo da incolpare a Renzi; anzi congelare quell’aumento evita all’Italia un’altra misura dal certo impatto recessivo.
Va dato atto, inoltre, al presidente del consiglio di provare a usare tutti i margini di “flessibilità” concessi da Bruxelles, margini a cui siamo arrivati anche a causa della silenziosa battaglia portata avanti dal governo italiano negli ultimi mesi. È una bella differenza se il deficit si deve fermare all’1,4 per cento del pil o se può raggiungere il 2,2 per cento come previsto dalla legge di stabilità.
La casa è uno dei pochissimi beni che non si possono nascondere al fisco
Ma guardiamo più da vicino l’approccio scelto nel campo delle diverse misure. Fa piacere, per esempio, il fatto che il canone Rai cali, almeno per chi lo paga già adesso. E abbinare il canone alla bolletta elettrica è una semplicissima misura di equità; infatti non si capisce per quale motivo i due terzi dei cittadini debbano pagare, mentre un terzo evade allegramente.
Meno comprensibile è l’abolizione completa di Tasi e Imu sulla prima casa. Quel taglio netto dà di più a chi è più ricco, in parole povere è un’enorme “strizzatina d’occhio ai moderati” che non a caso ricorda le epiche battaglie di Silvio Berlusconi contro l’Ici e l’Imu. Tassare la casa potrebbe essere un efficacissimo strumento di equità sociale e fiscale; inoltre la casa è uno dei pochissimi beni che non si possono nascondere al fisco.
Renzi e Pier Carlo Padoan non hanno mai spiegato per quale motivo non abbiano invece pensato di abbassare le tasse che gravano sui redditi dei lavoratori, questa sì una misura di tassazione progressiva e non regressiva come l’abolizione di Tasi e Imu.
Una sicura spinta all’evasione
E che dire dell’aumento dell’uso dei contanti da mille a tremila euro? Farà felici i commercianti di prodotti di lusso e i loro clienti, soprattutto quelli che non vogliono essere tracciati, fornendo un dubbio impulso alla congiuntura ma allo stesso tempo una sicura spinta all’evasione.
Sono di dubbia utilità anche le misure orientate a detassare aumenti salariali concessi a livello aziendale. Se si tratta di dare una spinta ai redditi (e quindi ai consumi) la via più diretta sarebbe quella di ridurre tout court le tasse sul salario. Viene quindi il sospetto che l’intervento sia pensato per scardinare i contratti nazionali di lavoro, intento più volte professato da Renzi.
Bene invece l’intervento prospettato sulla povertà, anche se la dotazione del fondo (600 milioni di euro nel 2016, un miliardo dal 2017) sembra troppo bassa per garantire assegni da cento a quattrocento euro alle famiglie indigenti con figli a carico. Bene anche l’aumento delle pensioni basse e medie, da raggiungere attraverso l’innalzamento della “no tax area”.
Ma l’insieme delle misure contenute nella legge di stabilità induce a dare un giudizio opposto a quello di Renzi: sembra piuttosto una manovra rivolta ai moderati, con una strizzatina d’occhio a sinistra.