Se nel pasticcio del dopo Brexit c’è un vincitore – forse solo nell’immediato e forse solo provvisorio – questo è Matteo Renzi. Di recente, il presidente del consiglio italiano si era spesso lamentato di essere escluso dagli incontri dei grandi dell’Unione europea. Dopo l’uscita dei britannici, di colpo gli italiani sono entrati a far parte dei grandi. Così, l’invito al vertice di crisi previsto per oggi 27 giugno a Berlino, agli occhi di Roma appare come una promozione insperata, indipendentemente dalle ragioni che potrebbero aver indotto Angela Merkel a estenderlo al governo italiano. E la rabbia che, a quanto pare, hanno provato a Parigi non fa che accrescere una certezza: l’asse francotedesco diventerà più efficace grazie alla presenza dell’Italia.
Per Renzi la promozione arriva al momento opportuno sotto il profilo sia della politica interna sia della politica estera. In un editoriale scritto per l’edizione domenicale del quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore, il premier ricorda di aver messo in guardia già da tempo contro questa disaffezione dei cittadini nei confronti dell’Europa: “L’Europa è la nostra casa. La casa in cui viviamo, ma anche la casa che lasceremo ai nostri figli”, ha scritto Renzi. “Un mix di emozioni e sentimenti”. E questa casa, dice, va urgentemente rinfrescata, ristrutturata, rinnovata su tutti i piani: immigrazione, crescita economica, innovazione, sicurezza interna. “Le politiche di austerity”, si legge nel passo centrale, “hanno cancellato l’orizzonte. Hanno trasformato il futuro in una minaccia. Hanno spinto alla paura”. Tenere i conti in ordine è importante, scrive ancora Renzi: è un dovere. “Ma senza crescita non c’è lavoro. Senza investimenti non c’è domani. Senza flessibilità non c’è comunità”.
Se Bruxelles diventasse più conciliante in materia di austerità Renzi avrebbe più fondi per attuare misure sociali
Insomma, Renzi spera che a Berlino ci si possa finalmente riunire intorno a un nuovo orientamento, un nuovo corso, in modo che l’Europa possa ritrovare “smalto, energia, ideali”. Stando ai mezzi d’informazione italiani, la sera del 25 giugno, in una cena di lavoro a Parigi con François Hollande – quindi tra socialdemocratici – Renzi avrebbe parlato di nuovi programmi di investimenti e di una maggiore integrazione dell’eurozona, ma anche di un “super Erasmus” per gli studenti europei. “Abbiamo sei mesi per cambiare rotta”, sembra abbia detto Renzi. E i tempi, anche dal punto di vista della politica interna, sono un fattore importante, visto che alle recenti elezioni amministrative Renzi ha subìto la sua prima sconfitta.
Il suo Partito democratico è incalzato dal Movimento 5 stelle, un partito di protesta che si è schierato a favore dell’uscita dall’euro (e, fino a poco tempo fa, anche per un referendum sull’uscita dall’Unione europea, che non sembra più d’attualità). Se d’ora in avanti Bruxelles si mostrasse un po’ più conciliante in materia di austerità, si renderebbero disponibili fondi per misure sociali con cui Renzi potrebbe riconquistare una parte dei suoi elettori che ha perso per strada. D’ora in poi lo sentiremo parlare spesso di stabilità, anche in vista del referendum sulla riforma costituzionale che dovrebbe svolgersi il prossimo ottobre. Un no potrebbe far cadere il suo governo. E questo, insinua Renzi, non possono permetterselo né l’Italia né l’Europa. Non ora, non dopo la Brexit.
(Traduzione di Marina Astrologo)
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