Matteo Salvini ha ancora molto da imparare da Marine Le Pen
Alleato del Front national (Fn) al Parlamento europeo, il leader della Lega nord Matteo Salvini è stato tra i primi a festeggiare i risultati del primo turno delle regionali del 6 dicembre in Francia: “Brava Marine! La Francia cambia, presto toccherà all’Europa e all’Italia”. In risposta, la presidente del Fn gli ha augurato “lo stesso successo” alle “prossime elezioni”.
Al di là di queste classiche smancerie tra alleati, occorre notare che la situazione delle due formazioni politiche è molto diversa. Marine Le Pen e Matteo Salvini giocano in due campionati diversi, con regole differenti: sistema presidenziale a doppio turno da una parte, sistema parlamentare dall’altra, anche se la nuova legge elettorale approvata in Italia dovrebbe spianare la strada a un ballottaggio alle elezioni legislative da cui dipende la scelta del primo ministro.
Inoltre, se il Front national rimane ampiamente ostracizzato e non controlla nessuna amministrazione locale a parte qualche municipio, la Lega nord comanda da tempo in centinaia di comuni, una decina di province e due regioni, la Lombardia e il Veneto, grazie all’alleanza stretta nel 1994 con i diversi partiti guidati da Silvio Berlusconi. Alcuni esponenti della Lega hanno regolarmente avuto incarichi nei governi presieduti dal magnate delle telecomunicazioni.
C’è un’altra differenza. Mentre l’Fn è ormai pienamente radicato su tutto il territorio francese (fatta eccezione per la Bretagna, la Corsica e l’Ile-de-France), la Lega non è ancora riuscita a conquistare posizioni al di fuori dell’Italia settentrionale, nonostante gli sforzi dei suoi leader che hanno progressivamente abbandonato le loro aspirazioni secessioniste. Il Mezzogiorno resta per la Lega una terra di frontiera. Marine Le Pen è presidente di un “Fronte nazionale”, Matteo Salvini dirige invece un fronte regionale.
Inoltre, se Le Pen in Francia incarna da sola (o quasi) la retorica populista approfittando della paura, Salvini deve affrontare la concorrenza del Movimento 5 stelle, ugualmente antieuropeo e molto reticente sulla questione dell’accoglienza ai migranti. Beppe Grillo, che è spregiudicato quanto Salvini, si è sempre presentato come un argine alla deriva dell’Italia verso l’estrema destra. E per ora gli eventi gli danno ragione.
Ultima precisazione: mentre il partito di Le Pen sfiora il 30 per cento dei voti ed è ormai il primo partito francese, la Lega nord vive ancora delle promesse di successo che le attribuiscono i sondaggi, secondo cui sarebbe il primo partito di destra in Italia con il 15 per cento delle intenzioni di voto. Ma il suo miglior risultato nazionale resta il 10,8 per cento ottenuto alle legislative del 1996, quasi vent’anni fa.
(Traduzione di Federico Ferrone)