1. Piccola Orchestra Karasciò, Beshir
In quest’Europa che prima di accoglierti guarda nel tuo portafoglio c’è ancora bisogno di qualcuno che rompa un po’ le palle su cose come i diritti umani. C’è bisogno del festival Voci per la libertà: è in mezzo al delta del Po e c’è anche Amnesty international. I vincitori dell’ultima edizione sono i bergamaschi Piccola Orchestra Karasciò, che sfornano cd a forma di pizza. Italofolk balcaneggiante, condito da mistiche patate fritte e tromba dub, la storia di un uomo in mezzo al mare. Un umano in salamoia, di quelli indigesti all’Europa.
2. Manziluna, Arabiz
Un’etichetta che osa intitolarsi al signore che traghettava opera lirica a Manaus (con gli occhiacci folli di Klaus Kinski) merita applausi. E poi, questa Fitzcarraldo records di Palermo sembra fare le cose a modo, con la testardaggine degli appassionati veri: musiche mediterranee, jazz siculo senza fissa dimora, orchestre randagie e instabili: a tutti, purché musicisti sul serio, è garantita accoglienza e una dignitosa veste (disco)grafica. Anche a un quartetto strumentale alla ricerca di un proprio Herzog, o almeno di uno straccio di Wenders à la Palermo shooting.
3. Immanuel Casto, Crash
Tenere fuori dalla portata dei bambini: questa è Adult music, suona come dance anni ottanta, condita di testi pop porno. Ma “montami la ram / riempimi di spam” è autentico nerdcore, roba da secchioni che non si son mai fatti una vita, e quindi ha una qualità commovente, anche se è prodotto con un rigore tedesco: beat glaciale, una griglia di synth e sequencer, automatismi elettronici per vocione profondo e vocalizzi da virago in sottofondo. Questo è porno groove, prendere o lasciare: sicuramente è meglio che guardare nel portafoglio altrui.
Internazionale, numero 895, 29 aprile 2011
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