1. Flogging Molly, The power’s out

Le invasioni irlandesi che avvengono di norma in locali notturni un po’ puzzolenti, dove il rutto regna sovrano, non sono facili da rendere con una registrazione in studio. È dura catturare quell’energia sporca da portuali losangelini abituati a sciacquare i panni sporchi nel Pacifico e poi riversarsi al Molly Malone’s nel birrozzo tiepido. Per fortuna i Molly sono marinai abbastanza navigati e pieni di storie, di preghiere e di cadenze celtiche da non dover vivere di forza bruta. Lo dimostrano con Speed of dark­ness, un album fendinebbia da capitani rockacciosi.

2. The Antlers, Every night my teeth are falling out

Cognizione del dolore a Brook­lyn, sotto forma di incubo odontoiatrico rock, in delicato equilibrio tra forza espressiva e piglio autoriale, come capitava in altri tempi con The The e semioscurità simili dal mondo anglosassone. Musica come mistero, come confessione da abbracciare fraternamente, come confraternita cui unirsi in una clandestinità solo sognata, e proprio per questo più sentita. Mille piccole ferite emotive sgocciolano dal nuovo album Burst apart, e sentirle bruciare lievemente è un piacere.

3. Vetrozero, Grisou

Ancora in modalità nervo scoperto (“taglio i ponti con chi non mi valorizza più”, o “faccio l’amore con la paura di sbagliare”) ecco un tappeto di cocci taglienti su cui saltare con rabbia, una band trentina che suona come se dovesse scontare una condanna: con urgenza, somatizzando, e mettendoci un po’ d’anima e stamina. L’album, Temo solo la malattia, è tutto un wrestling contro l’indifferenza; e questo* Grisou* da minatori fa il paio con l’Acciaio di Silvia Avallone, materia grezza su cui perdere la pelle e consumare giovinezze, e indignarsi e venirne fuori.

Internazionale, numero 902, 17 giugno 2011

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