1. Hot head show, Hotel room

Chitarra flamenca, rullanti, fisarmonica e rutti balcanici e variazioni di ritmo e il figlio del batterista dei Police; ingredienti per passare l’estate dietro a una band nuova, piacevolmente improbabile. Aprono i concerti dei venerandi Primus (ossia i fratellastri, virtuosi e un po’ troppo complicati per sfondare veramente, dei Red Hot Chili Peppers), e sembrano i loro piccoli eredi: nel loro album The lemon spremono energia e tecnica; pestano come fabbri sì, ma quel genere di fabbri a cui si commissionano cancelli stile fondazione Guggenheim a Venezia

2. Mezzafemmina, Insanity show

“E se hai la madre troppo apprensiva / puoi finire in comunità / e se hai la madre che non si fa mai viva/ puoi finire in comunità”, e così via: tutto e il contrario di tutto. Bislacco repertorio delle patologie che rendono consigliabile un periodo di riposo totale; a cura di Gianluca Conte, surrea­lista che canta (in Storie a bassa audience) le vite agre dei giorni nostri in compagnia della pianista Jolanda, della violoncellista Elena e di tutto un giro di bobos alla Perturbazione. Tutti di Torino: le auto le faranno altrove, ma almeno qui è fiorita una comunità pop.

3. Bianco, Amiamole

Rimaniamo nella Motown d’Italia e troviamo una nuova piccola label, la Inri, e altri cantautori poveri ma ricchi, che per campare lavano auto e per vivere fanno musica. Sono simpatici per forza. Sembrano i gattini che ti arrivano via mail, che o li adotti oppure ce li hai sulla coscienza per sempre. Adorabili perché non belli, magari incazzosetti, recuperati dai Murazzi, e però tanto teneri. Come Bianco, che ha fatto un album con tutti gli amici, Nostalgina. Amiamole le sue canzoni, in particolare questa, che sa scendere a patti con la melodia.

Internazionale, numero 903, 24 giugno 2011

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