1. Useless Wooden Toys, Abc (È facile)
Facile da dire come l’abc /come a Bologna dire bella lì / easy come un virus nel tuo piccì! Bellissimo, sembra un’edizione italiana di Can I kick it? di A Tribe Called Quest. Megaprop per questi qui, che (con il nuovo lavoro, Piatto forte) ridanno fiato e speranze a quella corrente di hip-hop cazzeggione e danzereccio che sembra quasi dimenticata, perché predomina quello urlamentoso e omaccione. Invece viva questi nati anni settanta che campionano pezzi bukovari di Shantel e si divertono a mettere in fila rime col sorriso. Un tir di prosecco/chardonnay!
2. Blondie, Girlie girlie
Ah, le giostre con Blondie! Se uno ci fa caso, i megasuccessi anni ottanta della tricologicamente nomata cantante americana sono sempre perfetti per le giostre, il calcinculo, il tagadà: musica da tiro a segno. Per questo, va benissimo che lei si materializzi in nuove incarnazioni, collaborando con i producer che piacciono ai ciofani (Jeff Saltzman, già al soldo dei Killers) e ci diverte il suo album fresco fresco, Panic of girls, con questo pezzo caraibico e altri più rock fm e altri più telefilm francese. Però poi non diciamo che le giostre sono per gli scemi.
3. Vegetable G, L’aritmetica che non capisco
Poi arrivano questi, che vogliono essere La voce del padrone della loro generazione. Ma quella di Battiato 1981 fu una cabala mistico/elettronica/epocale che lasciò tutti storditi. Basta rivedere Marco Travaglio che balla su Centro di gravità permanente per capire che ha segnato una generazione; adesso tutt’al più ci si confonde con i Baustelle. Nel comparto intellettualpop è una entry interessante. Ma a un gruppo italiano che inizia a cantare in italiano al quarto album (L’almanacco terrestre) vien da dirgli: oh ragazzi, bene alzati!
Internazionale, numero 912, 26 agosto 2011
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