1. The Walrus, Mare mare
L’altro giorno alla Isbn edizioni si ragionava di questo tomo di Simon Reynolds, Retromania, ed eccoti la compilazia a fagiolo: Il cantanovanta 1990-2000, della indielabel Garrincha records con versioni orgogliosamente improbabili di tormentoni dell’fm che fu, tipo un’ottima Laura non c’è rockabilly (dei Lucky Strikes) e una Music madonnara metallica (di Heike has the Giggles). E bella questa cover di Luca Carboni, che aveva azzeccato una sua piccola Sì, viaggiare. Eh, “ho comprato anche la moto”, e chi se la ricordava? A ognuno il suo retrofit.
2. Giorgio Canali & Rossofuoco, Carmagnola #3
“Una piazza da un milione di brioche”. Un canto rivoluzionario per gli indignati che cinguettano via Twitter. Un’incazzatura da descamisado che si sente che c’è qualcosa sotto la crosta. Che ancora incazzarsi, hai voglia, tu che sei del cinquantotto ed eri nei Csi. Bah, saranno gli antiossidanti e l’omega 3, non ci può essere altra spiegazione: ci sono ragazzetti mosci che son passati in tivù due volte e sembrano matusalemmi al confronto di questo, col suo vitaminico album Rojo, come le bandiere e i pomidoro e gli avantipopolo.
3. Brunori Sas, Tre capelli sul comò
Se dovete mettere su un cd solo lungo tutti gli intoppi della Salerno-Reggio, mettete loro. Se ne intendono, hanno le antennine per tutte quelle cose da italietta che accomunano i tinelli di Torino alle credenze di Cosenza. Sono bravi, artigianali, in accomandita semplice. E questa semplicità di tutte le volte tenetela, teneteci; non pretendete altro che un’arguta ironia sull’italianità col retrofit. Forse è una formula più folk, comunque l’ultimo Vol. 2 – Poveri Cristi non ha nulla che possa contrariare o sorprendere quelli che hanno amato il precedente.
Internazionale, numero 914, 9 settembre 2011
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