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Leviathan e gli altri film del weekend

Leviathan


Il regista di Leviathan, Andrej Zvjagintsev, in un’intervista ha negato che il suo film, vincitore di tantissimi premi, da quello per la migliore sceneggiatura a Cannes a ben sei Elefanti bianchi (i premi assegnati dai critici russi tra cui miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura), sia una sorta di manifesto politico contro il regime di Vladimir Putin. Eppure, dalle reazioni delle autorità russe che prima di far uscire la pellicola (solo lo scorso febbraio) hanno imposto dei tagli a Zvjagintsev, non dev’essere un’interpretazione così campata in aria. Molto rapidamente poi alcuni intellettuali vicini al governo hanno liquidato il film come un manifesto antirusso fatto ad hoc per gli occidentali che infatti lo hanno riempito di premi.

Certo è che la storia di Kolja, un meccanico che si da da fare in tutti i modi per tirare avanti la carretta in un villaggio sperduto in riva al mare di Barents, ha i tratti della storia universale, biblica (gli autori si sono ispirati alla vicenda di Giobbe), di un uomo qualunque che finisce nell’ingranaggio di un meccanismo che lo inghiotte e poi lo stritola. La casa dove Kolja vive con il figlio e la seconda moglie è entrata nel mirino del pasciuto e corrotto sindaco del villaggio. Kolja è un uomo buono e generoso, con l’unico difetto di farsi prendere un po’ la mano quando beve (cioè sempre), e prova in tutti i modi a tenersi la sua casa. Ma a differenza di Giobbe, Kolja non ha nessuno a cui fare appello, tantomeno dio che sembra più che altro uno strumento nelle mani di preti ortodossi corrotti quanto e più dei politici.

Forza maggiore


Dal paesaggio mozzafiato della costa sul mare di Barents passiamo a un altro paesaggio imponente. Quello delle Alpi francesi dove Tomas ed Ebba hanno portato i due figli per una settimana più bianca che mai in Forza maggiore dello scrittore e regista svedese Ruben Östlund. La montagna, si sa, può essere molto minacciosa. Ma in questo film, fin dalla prima scena, la cosa più minacciosa in cima alle montagne è la presenza dell’uomo. Dal fastidioso fotografo che insiste per fare una foto alla famigliola svedese a ai cannoni che sparano la neve, alle barriere antivalanga, alle strutture che sostengono gli impianti di risalita e anche l’asettico hotel di lusso che accoglie la famigliola. Tutto quello che è portato lassù dall’uomo è rumoroso e inquietante. Ma non è un film sulla montagna. Mentre sono a pranzo in un rifugio Tomas, Ebba e i due bambini, per un attimo, temono di finire travolti da una valanga. È un falso allarme, ma Ebba ha notato che Tomas invece che tentare di difendere i suoi figli, si dà alla fuga. La donna mette in discussione tutta la sua vita mentre Tomas, che inizialmente ha rimosso la cosa, finisce per deprimersi e autocommiserarsi. Questo malessere sembra addirittura contagiare gli amici che li hanno raggiunti sui monti.

Si potrebbe fare della facile ironia dicendo che la settimana bianca con tutta la famiglia non è una cosa alla portata di tutti. Ma il film di Östlund merita qualcosa di più. Forza maggiore tocca tanti nervi scoperti della società contemporanea, dalla paranoia al senso di inadeguatezza degli eterni Peter Pan. E anche se qualcuno alla fine potrebbe trovarlo un po’ sconclusionato si potrà sempre cimentare nel gioco di mettersi nei panni dei protagonisti e pronunciare il fatidico: “E se succedesse a te…”.

The gunman


In uscita anche The gunman, di Pierre Morel con Sean Penn (ridateci Taken 1, 2 e 3), Cake di Daniel Barnz con Jennifer Aniston (rivedibile) in un ruolo drammatico, La voce di Augusto Zucchi e Mi chiamo Maya di Tommaso Agnese.

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