Venezia 72. Delusione per i film italiani in concorso
Manca ancora un film, Per amor vostro di Antonio Gaudino, per completare il quartetto dei film italiani in concorso alla Mostra del cinema, insieme a L’attesa di Piero Messina, A bigger splash di Luca Guadagnino e Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, che sarà presentato al pubblico della sala grande oggi alle 19.30. Tre film diversamente imperfetti su cui però bisogna fare delle distinzioni.
Il trailer di Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio
Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio è una storia ambientata in due epoche e tenuta insieme da alcuni volti e soprattutto da alcuni luoghi. Probabilmente non sarà annoverato tra i suoi film più importanti, ma testimonia la libertà espressiva che il regista si è guadagnato negli anni. Bellocchio è tornato a Bobbio (dove è nato e dove nel 1965 aveva ambientato I pugni in tasca) e si è portato dietro i figli, il fratello e molti degli attori che hanno lavorato con lui negli ultimi anni per realizzare quello che qualcuno vorrà definire “un pasticcio”, ma che a me ha lasciato più il sapore del comfort food.
Probabilmente il destino di Luca Guadagnino è di essere amato all’estero (generalmente buone le recensioni della stampa straniera con Variety che ha anche bacchettato il pubblico dei giornalisti “locali” per qualche rumore di troppo alla fine dell’anteprima stampa) e criticato in patria. Anche troppo criticato. L’improvvisata di un suo esuberante ex (Ralph Fiennes) con la figlia giovane e sexy (Dakota Johnson) turba la quiete di una matura rockstar (Tilda Swinton) in vacanza a Pantelleria con il suo fidanzato (Matthias Schoenaerts).
Nella rappresentazione dello sfondo c’è qualche semplificazione che ti puoi aspettare da un film straniero. I personaggi italiani sono delle caricature, molto calcata anche quella di Corrado Guzzanti. A priori interessante l’idea di sottolineare il dorato isolamento dei protagonisti con il sottofondo delle cronache degli sbarchi dei migranti, realizzata però con troppa superficialità per non disturbare, soprattutto alla fine di un’estate drammatica.
Ma nel complesso A bigger splash è un film che sta saldamente in piedi, nobilitato dal quartetto dei protagonisti. Ralph Fiennes è debordante, Tilda Swinton in modalità Bowie, ma muta e fisicamente prorompente, è quasi un’icona. E Dakota Johnson a bordo piscina mi ha fatto pensare a sua madre, Melanie Griffith, adolescente, in Detective Harper: acqua alla gola (Stuart Rosenberg, 1975).
Il trailer del film L’attesa
Ma le critiche al film di Guadagnino sono sembrate ingenerose soprattutto perché arrivava dopo L’attesa di Piero Messina. E va bene che quella del regista siciliano è un’opera prima, ma allora forse sarebbe stato meglio non buttarlo allo sbaraglio in competizione. E sarebbe stato meglio non affibiargli l’etichetta di “sorrentiniano”. Perché anche se Messina ha lavorato con Paolo Sorrentino, il paragone tra i due è improponibile. Dopo i primi quindici minuti annaspavo. E per il resto del tempo ha annaspato anche il film. Juliette Binoche, in una grande casa siciliana, è sorpresa dall’arrivo della fidanzata francese del figlio che… Non vogliamo svelare la trama. Ci limitiamo a dire che nel sottogenere “improvvisate a uno straniero che abita in una bella casa siciliana” Guadagnino vince su Messina per distacco.
Ma fino a qui sono tutte chiacchiere. Quello che di gran lunga è il migliore dei film italiani è stato presentato fuori concorso ed è Non essere cattivo di Claudio Caligari. Già prima che cominciasse la proiezione, ieri mattina, sentivo una certa agitazione. Ma non perché temevo che non potesse essere all’altezza di Amore tossico o di L’odore della notte. Piuttosto perché ero sicuro che mi avrebbe scosso fino al midollo. È stato così e non poteva che essere così.