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Can’t get you out of my head, pensare per il meglio

In un tempo ormai lontano, quando la gita fuoriporta era più che altro oggetto del classico servizio riempitivo dei tg di Pasqua e Pasquetta, questa breve vacanza sarebbe stata un’occasione troppo ghiotta per non cedere a qualche maratona cinematografica. Magari una verticale di Kubrick o di Truffaut, di Spielberg, qualche saga (delle poche che c’erano). Il problema al limite era rimediare le videocassette tra edicole, affittavideo, parenti, amici… Oggi è diverso.


L’offerta tecnologica straripante e la zona rossa farebbero invece venir voglia di spegnere tutto. Ma c’è forse una piccola maratona che vale la pena di affrontare. All’inizio della sua nuova serie di documentari, Can’t get you out of my head. An emotional history of the modern world, il regista britannico Adam Curtis fa una semplice constatazione. Il mondo occidentale, inteso come Regno Unito, Europa e Stati Uniti, è più che mai polarizzato e arrabbiato; disuguaglianze e corruzione sono sempre più evidenti e corrispondono a un sempre più diffuso senso di sfiducia verso le élite di potere. Allo stesso tempo siamo paralizzati, convinti che sia impossibile sfuggire a questo deprimente stato di cose. “Non c’è nessuno, al potere o vicino al potere, che proponga idee alternative per un futuro migliore”, ha detto Curtis in un’intervista recente.

Tutto comincia con una citazione da Burocrazia di David Graeber: “La verità ultima e nascosta del mondo è che esso è qualcosa che noi crei­amo e che potremmo facilmente crearlo in modo diverso”. In circa sei ore di ipnotiche sequenze di montaggio di un repertorio sconfinato, accompagnato da una colonna sonora che spazia senza soggezione da Brian Eno a 2Pac, dagli Stereo Total a Ennio Morricone, Curtis racconta alcune storie utili per ricostruire il percorso che dalle grandi speranze del dopoguerra ci ha portato fino a un’epoca in cui la fiducia in noi stessi e nel genere umano si è trasformata in diffidenza, insicurezza e paura. Come dice il sottotitolo non si tratta di un semplice bombardamento di immagini: “Se vivi in un mondo, in un’epoca in cui i sentimenti sono la cosa più importante o una delle cose più importanti”, dice Curtis, “allora una storia di quell’epoca deve tenere conto anche della storia di quei sentimenti”. Insomma, tenetevi preparati.

Il documentario è stato diffuso dalla Bbc, ma si trova facilmente in rete gratuitamente.

Can’t get you out of my head. An emotional history of the modern world
Di Adam Curtis. Sei episodi. Regno Unito 2021.

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