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Venezia: 18 film, una serie e un red carpet

Vermiglio. (Lucky Red)

Non prendetela come una classifica, perché l’ordine è sparso. Non prendetela come una critica, perché qui di seguito ci sono le cose viste alla 81esima edizione della Mostra del cinema di Venezia che sono piaciute a me. Se qualcosa non c’è, magari semplicemente non l’ho vista.

Disclaimer
Nella serie di Alfonso Cuarón, Cate Blanchett interpreta una documentarista di successo la cui condotta morale è messa in discussione da un libro che riemerge dal passato. Un thriller con mille sfumature – nostalgiche, erotiche, sociali – che brillano grazie all’immenso talento di mister Cuarón.
Sette episodi, su AppleTv+ dall’11 ottobre.

El jockey
Remo Manfredini (Nahuel Pérez Byscayart) è un fantino leggendario che non vince più, perso tra droghe e alcol. Il suo capo (un criminale) gli sta addosso, e a rimetterlo in sella non basta l’amore della fidanzata Abril (Úrsula Corberó, potentissima), anche lei fantina. Dalla trama potrebbe sembrare un thriller sportivo, ma come rende evidente la “seconda vita” di Remo, El jockey di Luis Ortega sfugge a ogni etichetta di genere.

One to one: John & Yoko
All’inizio degli anni settanta John Lennon e Yoko Ono lasciarono l’atmosfera pesantissima di Londra per trasferirsi a New York. Questo documentario racconta un periodo complicato della loro vita, quando la loro energia e il loro impegno politico fecero i conti con un paese che faceva fatica ad accoglierli a braccia aperte. Alcuni eccezionali documenti d’archivio e le intuizioni del regista Kevin McDonald ci catapultano di fianco a loro.

Babygirl
Romy (Nicole Kidman) è una manager di successo, ha una bella famiglia, un marito che la ama (Antonio Banderas). Ma qualcosa non va. È sessualmente insoddisfatta, almeno finché non comincia una relazione a tinte sadomaso con un affascinante e giovanissimo stagista (Harris Dickinson) che lavora per lei. Il film di Halina Rejin ha diviso critica e pubblico. A qualcuno è piaciuto molto, a qualcuno per niente. Io mi metto nel mezzo. Avrei preferito un film più spinto sulla commedia (compito più difficile che giocare invece sui tasti della tensione e del thriller). Ma è un film da vedere, se non altro per poter litigare.
Uscita a fine 2024.

Vittoria
Ibrido tra documentario e fiction, il film di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman ripercorre il sogno di una parrucchiera napoletana di quarant’anni che, circondata da uomini (il marito e tre figli), desidera fortemente una figlia femmina. L’unica possibilità è l’adozione. Quando arriva il momento, è impossibile non commuoversi.
In sala dal 3 ottobre.

The order
All’inizio degli anni ottanta, un agente dell’Fbi in cerca di pace (ma anche di riscatto) si trasferisce nel nordovest degli Stati Uniti, dove però agisce una banda di suprematisti bianchi che compie violente rapine per finanziarsi e prepararsi alla rivoluzione. Il poliziesco di Justin Kurzel è abbastanza convenzionale, ma senza inutili fronzoli. Funziona il triangolo tutto maschile Jude Law-Nicholas Hoult-Tye Sheridan.

Familia
Un padre violento e ricattatorio. Una madre tenace ma sempre più debole. Due figli che vivono in modo diverso la sofferenza in cui sono cresciuti. E uno in particolare non vuole più guardare dall’altra parte. Il secondo film di Francesco Constabile esplora senza troppi filtri (e anzi con digressioni significative) una dinamica fin troppo “familiare”. Bravissimi Barbara Ronchi e il giovane Francesco Greghi.
Il film esce in sala il 2 ottobre.

Wolfs
Wolfs nel senso di due mister Wolf abituati a risolvere problemi e in questo costretti a pestarsi i piedi per far sparire un cadavere fin troppo vivace. Rendere simpatici i due lupi e divertente il film di Jon Watts (regista degli ultimi tre Spider-Man) è un gioco da ragazzi per George Clooney e Brad Pitt, sostenuti da un brillantissimo Austin Abrams.
In streaming su AppleTv+ dal 27 settembre.

Ainda estou aqui
Rio de Janeiro, 1971. La famiglia Paiva (padre, madre e cinque figli) conduce una vita ricca e allegra nonostante il clima nel paese sia reso sempre più pesante dalla dittatura militare al governo. E da un giorno all’altro tutto cambierà per sempre. Tratto dal libro autobiografico di Marcelo Ruben Paiva, il film di Walter Salles (che da ragazzo frequentava quella casa) è commovente, a momenti straziante ma anche straripante di vita e di energia. Clamorosa interpretazione di Fernanda Torres nel ruolo di Eunice Paiva.

La stanza accanto
Martha (Tilda Swinton) ha il cancro e ha deciso che non vuole passare il poco tempo che le rimane tra medici e terapie. Anzi, vuol essere lei a decidere quando e come morire. Chiede alla vecchia amica Ingrid (Julianne Moore) di restarle accanto. A dispetto della trama, il Leone d’oro di Pedro Almodóvar non è un drammone lacrimoso. Più una riflessione matura e quasi “solare” su come affrontare la fine di una vita ricca e soddisfacente. Il commento di Francesco Boille su Internazionale.
In sala a dicembre.

Vermiglio
Verso la fine della seconda guerra mondiale, in un piccolo paesino sulle Dolomiti, le figlie del maestro di scuola affrontano la vita. Ma la guida (anche amorevole) del padre non può essere la risposta alle loro domande. Un film che si direbbe “delicato”, che però mi piace più pensare come “lievemente rivoluzionario”. Fantastiche le interpreti, meritato il Leone d’argento per Maura Delpero, al suo secondo lungometraggio.
Al cinema dal 19 settembre.

Harvest
La sinossi del film parla di Scozia nel medioevo, ma l’ambientazione è sfumata. Potrebbe essere ambientato più tardi, ma anche prima. Rachel Athina Tsangari ha scelto di raccontare in modo originale lo spopolamento di un villaggio di contadini causato dallo sviluppo dell’allevamento delle pecore per produrre lana e avviare un commercio e (prima o poi) un’industria. Mi è piaciuto molto il modo in cui sembra prepararci a una rivolta, a qualche atto eroico. Ma la vita è un’altra cosa. Perfetto protagonista Caleb Landry Jones.

Queer
Ispirandosi al romanzo omonimo di William S. Burroughs, Luca Guadagnino dimostra una volta di più il suo talento e la sua generosità. Ci porta dalla comunità omosessuale di Città del Messico, alla fine degli anni quaranta, nel pieno della giungla amazzonica, ma fondamentalmente in fondo ai cuori dei protagonisti, uniti per sempre da un’esperienza estrema. La stampa britannica era molto preoccupata che Daniel Craig non riuscisse a superare il distacco da James Bond. Direi che ci è riuscito alla grande.

Jouer avec le feu
Un padre vedovo, operaio nelle ferrovie, lavora anche di notte per non far mancare nulla ai suoi adorati figli. Uno dei due però frequenta gente pericolosa, ultrà del Metz, neonazisti. È difficile cercare di impedirglielo, forse inutile. Vincent Lindon si porta a casa la Coppa Volpi con un ruolo perfetto per mostrare la sua umanità. Per me il migliore dei film francesi in concorso al Lido.

L’attachment
Quello di Carine Tardieu, con Valeria Bruni Tedeschi e Pio Mamaï, è invece in assoluto il film francese che ho preferito tra quelli visti al festival. Da un avvenimento tragico nascono dei nuovi legami, imprevedibili, profondi, inossidabili. Commovente e divertente. Pieno di quella speranza e di quel calore che tengono insieme una famiglia, anche non tradizionale.

Joker: Folie à deux
Arthur Fleck langue nell’ospedale psichiatrico criminale di Arkham. Sembra ormai piegato, istituzionalizzato. Forse l’unica cosa che può riportarlo a sorridere è l’amore, anche se la storia con Harley Quinn sembra senza speranza. Ai titoli di coda sono rimasto un po’ perplesso, ma non ho mai smesso di pensare al film e aumenta la voglia di rivederlo. Bravo Todd Phillips, impeccabile Joaquin Phoenix, magnetica Lady Gaga.
In sala dal 2 ottobre.

April
Uno degli ultimi film visti al Lido, April di Dea Kulumbegashvili, è anche una di quelle opere tipiche da festival: un film tosto, che chiede molto al pubblico, su un argomento difficile. Ia Sukhitashvili è una ginecologa che finisce nei guai dopo un parto andato male. Kulumbegashvili sceglie un approccio formale molto rigoroso che non concede molto ma che riesce a mostrare con chiarezza tutte le storture e gli orrori (quelli che abbiamo sotto il naso, ma anche quelli invisibili) di un mondo iniquo. Il premio della giuria sembra voler rispondere a chi si è lamentato di un concorso veneziano troppo commerciale…

Iddu. L’ultimo padrino
Appena uscito di prigione, Catello (Toni Servillo), faccendiere intrallazzatore di origini napoletane, è costretto a riallacciare i rapporti con il boss mafioso (Elio Germano), latitante da una vita, di cui è meglio non fare neanche il nome. Ma i “pizzini” sono una lingua che bisogna conoscere bene. Tra satira e trattato antropologico sulle radici della mafia, anche il film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza chiama insistentemente una seconda visione. Perfetto il cast, curiosamente molto poco siciliano.
Al cinema dal 10 ottobre.

Il tempo che ci vuole
Il racconto autobiografico di Cristina Comencini sul rapporto con il padre Luigi si affida a due sole voci. Quella di Fabrizio Gifuni, nei panni del regista delle Avventure di Pinocchio, e quella di Romana Maggiora Vergano, bella e brava. Una scelta ripagata da due grandi interpretazioni.
Al cinema dal 26 settembre

Red carpet di Peter Weir
Come ogni anno il tappeto rosso è stato uno dei punti nevralgici del festival, offrendo un contatto molto ravvicinato tra pubblico e divi del cinema, celebrità a vario titolo, madrine, padrini e numi tutelari, tutti immersi in un’atmosfera festosa accompagnata da musica ad alto volume, urla e gli immancabili flash dei fotografi. Il 2 settembre, intorno all’ora di pranzo, su un red carpet insolitamente assolato e silenzioso, sono sfilati Peter Weir, che di lì a poco avrebbe ricevuto il Leone d’oro alla carriera, ed Ethan Hawke, lanciato dal regista australiano nell’Attimo fuggente, poi diventato grande attore e grande uomo di cinema. È stato un momento molto particolare, unico, in qualche modo commovente che mi piace portarmi dietro e condividere.

Errata corrige: in una precedente versione di questo articolo era indicato il 19 settembre come data di uscita in sala del film Wolfsche invece uscirà direttamente in streaming su AppleTv+ a partire dal 27 settembre.

Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.

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