Quando Donald Trump dichiara che “gli Stati Uniti non possono più essere il gendarme del mondo”, si pongono due interrogativi: il mondo ha davvero bisogno di un gendarme? E se la risposta è “sì”, chi sarà questo gendarme?
La posizione di Trump non è una novità. Il presidente degli Stati Uniti aveva già messo in chiaro le cose durante la campagna elettorale del 2016. Ma questa tesi, pronunciata in Iraq dopo la brusca decisione della Casa Bianca di ritirare le truppe dalla Siria, assume una certa concretezza, per la prima volta dall’elezione di Trump.
Non dobbiamo dimenticare che lo stesso Trump, appena un anno fa, aveva autorizzato il lancio di missili sulla Siria dopo un attacco chimico, assumendo in quell’occasione il ruolo di “gendarme” accanto ai francesi e ai britannici per punire una violazione del divieto di questo tipo di armamenti.
Al posto di Washington
Assistiamo dunque a un’evoluzione importante nel comportamento del presidente degli Stati Uniti, che ormai lascia campo libero al suo istinto politico. Il passo indietro di Washington potrebbe anche essere una buona notizia. Tutto dipende da chi ne prenderà il posto.
Dalla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti sono di fatto la prima potenza economica e militare, ma spesso hanno imposto le loro regole personali, rovesciando governi legittimi come in Iran nel 1953 o in Cile nel 1973, e seguito i princìpi della guerra fredda e non del diritto.
Gli Stati Uniti sono il gendarme del mondo in quanto sono gli unici a poter agire su tutti i continenti
Solo dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, gli Stati Uniti sono diventati un po’ più “gendarme”, come in occasione della prima guerra del Golfo con il tentativo di ristabilire la sovranità del Kuwait occupato dall’Iraq di Saddam Hussein.
In ogni caso tutti quelli che hanno gridato “yankee go home”, come i vietnamiti o gli iracheni vittime dell’esercito statunitense, fanno fatica ad accettare la tesi secondo cui Washington avrebbe garantito la legalità a livello internazionale.
Gli Stati Uniti sono il gendarme del mondo nella misura in cui sono gli unici a poter agire su tutti i continenti, ma senza la neutralità che dovrebbe derivare da questo ruolo. Pensando a un mondo ideale, nel 1945 sono state create le Nazioni Unite (Onu) per garantire la sicurezza collettiva, definire le leggi internazionali e farle rispettare. Ma le rivalità tra le potenze hanno sempre impedito all’Onu, salvo rare eccezioni, di assolvere il suo compito.
Barack Obama aveva già avviato il disimpegno di Washington dal ruolo di gendarme del mondo, in particolare nel 2008 con la rinuncia a far rispettare la sua “linea rossa” in Siria. Ma Obama difendeva comunque il multilateralismo, come ha dimostrato con la vicenda dell’Iran e sostenendo l’Onu.
Donald Trump, invece, porta avanti il disimpegno a beneficio di un grande vuoto colmato solo dalle ambizioni della potenze del momento, globali o regionali. Nel nuovo disequilibrio del mondo, l’assenza di un “gendarme” o di un “arbitro” rischia seriamente di lasciare il posto alla legge della giungla, in cui o si divora o si finisce divorati. Sostanzialmente è la visione del mondo di Donald Trump.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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