Perché le aziende cinesi investono in Marocco
Nella redistribuzione delle carte su scala mondiale provocata dalla transizione ecologica e dagli sviluppi geopolitici, c’è un paese che sembra avere un grande successo: il Marocco.
Di recente nel regno sono stati annunciati importanti investimenti, come quello da due miliardi di dollari di un’azienda cinese per la produzione di componenti di batterie per i veicoli elettrici. C’è un dettaglio significativo: secondo il Financial Times, il colosso Al Mada, che appartiene alla famiglia reale, parteciperà all’iniziativa insieme alla cinese Cngr.
Negli ultimi mesi altri investitori sudcoreani e cinesi attivi nel settore dei minerali fondamentali per la transizione ecologica e nella filiera delle batterie hanno annunciato che opereranno in Marocco, con cifre da record per il bacino del Mediterraneo.
Cambio radicale
Per quanto riguarda Pechino, la scelta è doppiamente significativa. Prima di tutto perché gli investitori cinesi non si sentono più i benvenuti in occidente e scelgono altri paesi, tra cui il Marocco. Rabat ha aderito al progetto della nuova via della seta e non ha dubbi a negoziare con Pechino.
Allo stesso tempo, il paese è legato da accordi commerciali all’Europa e agli Stati Uniti, e questo permette ai prodotti marocchini di aggirare le restrizioni con cui deve fare i conti la Cina nell’industria dell’auto. Negli Stati Uniti, in particolare, i prodotti marocchini non saranno esclusi dalle sovvenzioni previste da un accordo di libero scambio. Si tratta di un vantaggio decisivo.
Per misurare il cammino compiuto dal Marocco, permettetemi di riportare un aneddoto personale: vent’anni fa, quando ero corrispondente da Pechino, un giornale marocchino mi aveva contattato per chiedermi quali consigli avrei dato agli imprenditori locali che dovevano incontrare la prima delegazione commerciale cinese nel loro paese. Era una novità assoluta e i marocchini non sapevano cosa aspettarsi. Vent’anni dopo, gli investimenti continuano a moltiplicarsi e il Marocco è diventato la terza destinazione di capitali cinesi in Africa.
Stiamo assistendo a un reale rimescolamento su scala globale dovuto ai cambiamenti tecnologici e geopolitici. La Cina, in passato totalmente assente nell’industria automobilistica, si è affermata come primo produttore mondiale di veicoli elettrici, ovvero il settore del futuro.
Questo nuovo quadro fa emergere paesi come l’Indonesia, il Cile o la Repubblica Democratica del Congo, che assumono un’importanza sempre maggiore grazie alla presenza di materiali fondamentali sul loro territorio. L’Indonesia è arrivata a proibire l’esportazione di nichel per creare una sua filiera completa.
I paesi occidentali sono in una situazione difficile: stanno cercando di riportare in patria o semplicemente di creare posti di lavoro, ma vedono emergere nuovi concorrenti avvantaggiati dal posizionamento geopolitico flessibile e dai costi bassi. Il Marocco, amico di Washington e Pechino, oltre che vicino al mercato europeo, è sicuramente uno di loro. I cinesi non si sono sbagliati.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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