Le bugie di Donald Trump sulla pandemia
“A tutti è stato detto d’indossare una mascherina. Perché la famiglia del presidente degli Stati Uniti e il capo del suo staff sono convinti che le regole che valgono per tutti non valgano per loro?”, si è chiesto il conduttore televisivo Chris Wallace durante il programma Fox News Sunday. La risposta è ovvia. Fin dall’inizio della pandemia l’amministrazione Trump e la destra, negli Stati Uniti come altrove, hanno pensato che le leggi della scienza sono un’offesa al loro senso d’impunità. Il loro atteggiamento è stato: “La cosa non mi riguarda, e non m’interessa se riguarda te”. La pandemia invece ha intensificato il bisogno di riconoscere che tutto è collegato: i governi e i cittadini devono fare il possibile per limitare la diffusione del covid-19 e per individuare gli effetti che l’epidemia potrebbe avere sul sistema scolastico, l’economia, la vita quotidiana, le speranze e i sogni di ognuno di noi. Non siamo separati gli uni dagli altri, e questa inseparabilità è la base da cui partire per agire a favore del bene comune. Ma da molto tempo i repubblicani negano la realtà.
La destra statunitense oggi segue un principio: niente è davvero collegato al resto, quindi nessuno ha alcuna responsabilità nei confronti di niente. Ogni tentativo, per esempio, di evitare che una fabbrica avveleni un fiume è una violazione della libertà. La destra rifiuta l’evidenza della crisi climatica e altre realtà scientifiche, perché indeboliscono la sua ideologia e questo la irrita. La libertà che sostiene è il diritto di fare quello che si vuole fregandosene degli altri. Per ottenere questo sistema di pensiero amorale è necessario smantellare ogni legame di causa-effetto e negare la natura sistemica delle cose. Secondo la logica di queste persone la povertà è un prodotto dei fallimenti individuali, non degli ostacoli e delle disuguaglianze del sistema. Non ci sono legami tra la proliferazione delle armi e le morti per armi da fuoco. Le tasse sono una forma d’oppressione. Chi trae benefici dal sistema sostenuto dalle imposte – infrastrutture, forze dell’ordine, istruzione – nega il fatto che il successo derivi dalla capacità di costruirsi da sé. Il messaggio alla base dell’allarme sulla crisi climatica – cioè che quello che facciamo determina conseguenze a lungo termine per il pianeta – offende il loro senso d’autonomia.
Dietro la maschera
Le mascherine sono state una specie di prova del nove di tutto questo. Chi ne indossava una ammetteva di essere vulnerabile. Chi la indossava per proteggere gli altri riconosceva la natura sistemica della malattia. La responsabilità è prendersi cura degli altri. Questa cura è stata dipinta come un lavoro da donne e poco virile, il che ha reso evidente un’altra idea di fondo: è dagli uomini che non ci si deve aspettare niente a favore degli altri, a loro è concessa l’irresponsabilità. L’apparente sottomissione di Amy Coney al marito (Coney è la candidata di Trump a giudice della corte suprema) è un’ulteriore prova che la libertà è un affare per maschi.
Dipingere l’uso della mascherina come una forma di violazione della libertà individuale ha causato negli ultimi mesi rabbia e proteste contro il suo uso, che sono degenerate in violenze nei confronti di chi cercava di far rispettare le regole, fino all’omicidio (a settembre un uomo è morto a New York a causa di un attacco di questo tipo). Il fatto che negli Stati Uniti il covid-19 abbia colpito in maniera sproporzionata poveri e non bianchi ha reso più facile per i contestatori bianchi considerare la malattia un problema degli altri. Donald Trump ha più volte scoraggiato l’uso delle mascherine dentro la Casa Bianca. “Non sono d’accordo con chi sostiene che se tutti indossiamo una maschera, scompare tutto”, ha detto a luglio.
L’autoritarismo è sempre inseparabile dalle idee di mascolinità. Nella versione trumpiana del mondo un vero uomo non ha bisogno di sottostare ai fatti, alle leggi, alla storia e alla scienza. Trump può avere una sua personale versione della realtà. Il presidente degli Stati Uniti ha quindi inventato la sua personale teoria su questa malattia, il tutto mentre gli scienziati scuotevano la testa. Ora quest’atteggiamento si è rivoltato contro di lui, i collaboratori, i dipendenti della Casa Bianca e i giornalisti esposti alla malattia a causa della sua sconsideratezza.
“Non abbiate paura del covid. Non lasciate che domini le vostre vite”, ha twittato il presidente dall’ospedale. Prendere precauzioni, proteggere gli altri: tutte azioni presentate ormai come equivalenti all’avere paura. Il giorno prima di questo tweet Trump aveva esposto gli agenti dei servizi segreti alla sua malattia per esibirsi in una parata autocelebrativa fuori dall’ospedale. E quel giorno 757 persone sono morte a causa di un virus contro cui Trump ha fatto pochissimo. Tutto questo getta discredito non solo sulla risposta del presidente alla pandemia, ma anche sull’ideologia che la sostiene, che è sempre stata tanto disonesta quanto crudele.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito sul numero 1380 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati