Alle Olimpiadi l’importante è vincere
Eva Cantarella, Ettore Miraglia, L’importante è vincere
Feltrinelli, 156 pagine, 14 euro
Per chi sente la mancanza delle alzatacce per seguire il beach volley questo libro può essere un ottimo prolungamento delle Olimpiadi di Rio. Eva Cantarella è una profonda conoscitrice del mondo antico ed Ettore Miraglia è un giornalista sportivo e il loro libro, già dal titolo, smentisce un assioma che sembrava inciso sulla pietra: Pierre de Coubertin, che lanciò i giochi moderni, non aveva capito niente.
Gli atleti dei giochi antichi facevano di tutto pur di vincere. Altro che ideali! Corruzione e scorrettezze erano molto diffuse, visto che vincere una gara garantiva prebende e privilegi. Era una forma di “professionismo” ante litteram. Il calendario dei giochi veniva fissato in modo che il terzo giorno coincidesse con la seconda o la terza luna dopo il solstizio d’estate. Piccola curiosità: esisteva già una specie di villaggio olimpico, però ci alloggiavano anche i tifosi più abbienti.
Il libro si completa con paralleli interessanti tra campioni del passato e di oggi. Uno su tutti, quello tra i due velocisti Crissone – di Termini Imerese, vinse per tre edizioni consecutive, dal 448 al 440 aC nello stadion la corsa dei 600 piedi (192,27 metri), la gara più ambita – e Usain Bolt. Due atleti lontanissimi nel tempo eppure vicinissimi, come dicono gli autori.
Questa rubrica è stata pubblicata il 9 settembre 2016 a pagina 88 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati