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La vita possibile è un film che promette ma non mantiene


La vita possibile
Di Ivano De Matteo
Con Margherita Buy, Valeria Golino. Italia, 2016, 107’

La vita possibile di Ivano De Matteo offre meno rispetto a quanto potrebbe e non emoziona abbastanza. È la storia di Anna e di suo figlio Valerio, entrambi in fuga da un marito e padre violento. Una storia che avrebbe tutti gli elementi per diventare una pillola amara di attualità, se non mancasse un piccolo ma fondamentale dettaglio: la credibilità. Assente soprattutto nella costruzione del personaggio di Valerio (Andrea Pittorino), che fatica a reggere una pellicola del genere sulle sue giovani spalle.

Brave e mature Margherita Buy e Valeria Golino, imprigionate tuttavia anche loro in personaggi non sufficientemente sviluppati. È un peccato, considerando l’abilità e il talento conclamati di un regista come De Matteo, che come pochi sa elaborare con delicatezza i drammi esistenziali legati a temi sociali di cruciale attualità. Al posto dei dilemmi, delle fragilità e delle zone grigie che De Matteo sa trattare così bene, emerge una linea narrativa secca, quasi documentaristica, che menziona ma non sviluppa, che evidenzia ma non elabora a sufficienza. La tendenza a concentrarsi sulle difficoltà obiettive, quotidiane, senza approfondire quelle esistenziali crea un senso di distacco che rende molto difficile qualunque forma di empatia con la storia raccontata.

Questa rubrica è stata pubblicata il 30 settembre 2016 a pagina 92 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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