Non c’è più religione
Non c’è più religione
Di Luca Miniero. Con Claudio Bisio, Alessandro Gassmann. Italia, 2016, 90’
Se dio avesse scelto di passare le vacanze invernali in città e per lo più al cinema, si sarebbe probabilmente chiesto se i miracoli di Natale esistono anche al cinema e se non sarebbe stato opportuno riservarne uno al film di Luca Miniero. Perché un miracolo, dopo Benvenuti al sud, Benvenuti al nord e benvenuti dove vi pare, sarebbe l’unico rimedio per questi cinepanettoni.
Il film tratta temi sensibili come il basso tasso di natalità e l’integrazione culturale di Portobuio, un’isola fittizia alla ricerca del suo bambin Gesù per il presepe vivente. Gli abitanti si accorgono di non avere più bambini e allora si rivolgono alla comunità musulmana, l’unica in grado di fornire bambini e continuare la tradizione. Non c’è più religione segue un lungo e in parte riuscito filone cinematografico sull’integrazione culturale (Pizza e datteri), sul nord e il sud (i vari benvenuti) e sulla forza della fede (Se dio vuole). Solo che, in nome di un generico buonismo, viene meno il coraggio. Uno scollamento che anche un trio di attori bravi (Gassman, Finocchiaro e Bisio) non riesce a ricomporre pur strappando più di qualche risata. Ma a dio, soprattutto se non è andato a sciare, tutto questo non basta. Non c’è nulla di male a parlare di religione, ma ridurla a uno stereotipo è un vero peccato.
Questa rubrica è stata pubblicata il 13 gennaio 2017 a pagina 88 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati