L’eurosistema è composto dalla Banca centrale europea (Bce) e da tutte le banche centrali nazionali dei paesi che hanno introdotto la moneta unica. Prima della crisi il suo stato patrimoniale consolidato era pari a 913 miliardi di euro. All’inizio di marzo il bilancio ha raggiunto i 3.023 miliardi, circa un quarto del pil dell’intera eurozona. Questa dilatazione è avvenuta a causa delle politiche monetarie non convenzionali attuate nella speranza di risolvere la crisi.

In tutto questo tempo il bilancio dell’eurosistema ha cambiato struttura. Sul fronte dell’attivo risaltano i finanziamenti alle istituzioni creditizie, il cui ammontare ha superato 1.130 miliardi di euro. Le autorità di Stati Uniti e Gran Bretagna, invece, hanno seguito una strada diversa: hanno fornito liquidità al sistema e quindi aumentato il bilancio dello loro banche centrali, intervenendo direttamente con l’acquisto di titoli pubblici per abbassare i tassi.

Sul lato del passivo è forte l’attenzione sui depositi che le banche detengono presso la Bce. Questi sono aumentati esponenzialmente fino a superare i mille miliardi di euro. La loro crescita è letta come la volontà delle banche di non prestare soldi alle imprese. Ma, come spiega Rony Hamaui su lavoce.info, questa interpretazione è sbagliata. Quando una banca fa un prestito a un’impresa, i soldi restano nel circuito bancario e a fine giornata sono depositati presso una banca centrale dell’eurosistema. Il vero problema è che le banche stanno usando la liquidità della Bce per comprare titoli di stato invece di finanziare le imprese.

Internazionale, numero 941, 23 marzo 2012

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