Negli ultimi sei mesi solo il 48,3 per cento delle imprese italiane è riuscito a ottenere prestiti dalle banche. Hanno la peggio le microimprese, le cui richieste di finanziamento sono respinte sei volte su dieci, come mostrano i dati raccolti da Carlo Milani per lavoce.info. Solo la Spagna fa peggio di noi. E non abbiamo ancora toccato il fondo, visto che nel 2013 si prevede un peggioramento della situazione.
Le imprese francesi e tedesche, invece, non sembrano avere problemi. Il 79 per cento delle piccole e medie imprese d’oltralpe e l’82 per cento di quelle tedesche hanno ricevuto il finanziamento richiesto. In questo contesto emerge chiaramente una divisione netta: da una parte i paesi Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) e dall’altro l’Europa del nord (Austria, Belgio, Germania, Finlandia, Francia e Paesi Bassi).
Perché la situazione migliori, non bisognerebbe incentivare le banche italiane a comprare titoli di stato, com’è stato fatto con i finanziamenti agevolati concessi dalla Banca centrale europea, che hanno solo rafforzato l’abbraccio mortale tra banche e governi. Il sistema bancario italiano dovrebbe offrire credito alle imprese. È l’unico modo per interrompere un altro circolo vizioso, quello che porta al fallimento le aziende solide ma a corto di liquidità.
Per ridurre i problemi di liquidità delle aziende è necessario che lo stato certifichi i crediti delle piccole e medie imprese verso la pubblica amministrazione, valutati tra i 60 e i 100 miliardi di euro. Una cifra che contribuisce a stringere la morsa sulle imprese.
Internazionale, numero 952, 8 giugno 2012
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