Secondo le stime della Banca d’Italia, gli italiani detengono illegalmente all’estero duecento miliardi di euro. I capitali nascosti si stanno gradualmente spostando dalle destinazioni storiche, come la Svizzera, il Lussemburgo e la città-stato di Singapore, ad altre località più resistenti a qualsiasi forma di trasparenza, tra cui Panama e Vanuatu.
Il contesto internazionale si sta facendo sempre più pericoloso per chi cerca di tenere nascoste le ricchezze: molti paesi (dalla Germania alla Francia, dal Regno Unito agli Stati Uniti) hanno introdotto procedure che rivedono le condizioni per la dichiarazione dei soldi evasi, prevedendo uno sconto sulle sanzioni penali e amministrative. Il tutto nella piena trasparenza e nel rifiuto dell’anonimato.
E l’Italia? Il governo ha appena emanato un decreto legge che prevede la tassazione integrale sia dei redditi sia dei rendimenti. Le sanzioni amministrative sarebbero ridotte al minimo, quelle penali annullate o, nel caso di false fatturazioni, dimezzate. La parola passa ora al parlamento.
Come osserva Tommaso di Tanno su
lavoce.info, non si possono più ripetere gli errori del passato. Non è più tempo di scudi e condoni, perché fanno solo il gioco degli evasori. Che restano anonimi senza arricchire le casse dello stato.
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