Negli ultimi quattordici anni il tasso medio annuo di crescita dell’Africa subsahariana è stato del 4,7 per cento. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, entro il 2018 dieci paesi di questa vastissima area saranno tra le venti economie a più rapida crescita. Oltre al Sudafrica e alla Nigeria (quest’ultima dovrebbe scavalcare proprio il Sudafrica diventando la prima economia del continente africano), ci sono anche altri paesi, di cui si parla meno ma che presentano prospettive di sviluppo molto interessanti: l’Angola, il Ghana, il Mozambico, l’Etiopia e la Tanzania sono solo alcuni esempi.

Restano ovviamente i problemi che da sempre caratterizzano l’Africa subsahariana: la corruzione, l’instabilità e le guerre rendono questa zona del pianeta poco attraente, dal punto di vista economico, per molti occidentali. Ma ci sono grandissime opportunità di sviluppo. Lo hanno capito per primi i cinesi: la loro quota di scambi commerciali con l’Africa è più che raddoppiata dal 2000 a oggi. E non si tratta solo di importazioni energetiche e minerarie: il 43 per cento dei traffici segue la direttrice opposta.

Pechino, d’altra parte, non è sola: anche gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito e gli stessi paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) stanno riscoprendo interesse per la zona. Alla fine del 2014 si terrà una conferenza Italia-Africa: è l’occasione per diffondere tra le imprese italiane la convinzione che conviene investire anche su questi mercati. Crean­do un ponte, non solo geografico, tra l’Europa e l’Africa.

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