Un assassinio a colpi di smartphone
La pistola è un’app del telefono.
Il telefono è un’app della pistola.
In commercio fra poco nuove smartgun: pistole con cui telefonare, filmare, postare video in rete.
In commercio fra poco nuovi smartphone con cui sparare.
Ogni terrorista è un predicatore con un manoscritto inedito da diffondere. La strage spesso è una forma di pubblicazione e propaganda. I comunicati delle Brigate rosse erano parte integrante delle loro azioni. Theodore Kaczynski, Unabomber, promise di smettere di spedire pacchi esplosivi in cambio della pubblicazione del suo Manifesto (un centinaio di pagine): un ricatto mediatico a cui l’Fbi cedette; il Manifesto apparve sul New York Times e sul Washington Post. Anders Behring Breivik definì il massacro di Utøya “un’operazione di marketing” per diffondere il suo manifesto ideologico (millecinquecento pagine). Questa volta, Bryce Williams ha mandato un fax di ventitré pagine ad Abc News. È l’aspetto mediaticamente “antico” di questo massacro, che evidenzia come sono cambiate le cose in pochi anni. Pur potendo postare un testo in rete (così come ha fatto per il video), Bryce Williams ha cercato anche una risonanza mediatica tradizionale, passando attraverso il filtro di una redazione (tra l’altro, con un fax! Un medium obsoleto, che mantiene, come un residuo tecnologico di autorevolezza, il supporto cartaceo). Abc News ha diffuso stralci del fax, in cui Williams sostiene di avere agito in seguito al massacro nella chiesa di Charleston del 17 giugno scorso e alle reazioni razziste dei suoi colleghi.
L’11 settembre 2001, il secondo aereo è stato ripreso in diretta da tutte le televisioni. È lecito pensare che avere pianificato un doppio attentato a un unico bersaglio servisse anche a questo: era probabile che l’impatto del primo aereo sfuggisse ai mezzi d’informazione (perché mai avrebbero dovuto essere già lì a inquadrare le Twin Towers in una tranquilla mattina di fine estate?). Ma certamente, dopo il primo impatto, era altrettanto probabile che tutti i media si sarebbero affrettati a mostrare il grattacielo disastrato, e così sarebbero stati costretti a trasmettere in diretta anche il secondo impatto. L’attentato con due aerei, dunque, è stato anche un’operazione di regia televisiva comandata a distanza. Ieri, nella sua irruzione e sparatoria durante un’intervista trasmessa dal vivo, Bryce Williams ha mantenuto un rapporto con quella fase recente ma già “antica” dei mezzi d’informazione: sapeva che l’intervista era in diretta e ha cercato di sfruttarla (in Italia ricordiamo una versione comica, le incursioni di Gabriele Paolini, il disturbatore situazionista che con la sua presenza détournava gli sfondi dei collegamenti in diretta durante i telegiornali). Ma Bryce Williams non poteva essere sicuro che le immagini sarebbero state trasmesse (infatti il collegamento è stato interrotto), e ha filmato da sé la sua azione, che ha potuto mettere in rete poco dopo (la prossima volta, temo, ci sarà un delitto su Periscope). Questo tipo di giustizieri adesso può contare su un apparato potentissimo, ma la differenza rispetto a qualche anno fa è che non hanno più bisogno di delegare a nessun altro la gestione delle immagini. Con una connessione in rete, pistola e videocamera coincidono.
Oggi, almeno negli Stati Uniti, è molto facile procurarsi queste due app. Per ora sono ancora separate: in una mano il telefono, nell’altra la pistola. Molti commenti si sono concentrati sulla facilità con cui negli Usa si può comprare una pistola. Ma a me sembra che il punto, in questo assassinio, sia l’efficacia con cui si può dare risonanza a ciò che si fa. La questione cruciale è se questa risonanza sia accessoria o primaria: se sia solo un effetto, o non piuttosto una delle cause. Bryce Williams ha ucciso Alison Parker e Adam Ward perché li odiava e basta, o anche perché poteva filmarli e diffondere immediatamente le immagini in tutto il mondo, con una specie di regia individuale che riesce a far convergere gli sguardi di tutto il pianeta sulle immagini che voleva mostrare?
La vendetta di Bryce Williams consiste anche in questo: le vittime sono state filmate durante un servizio televisivo, stavano facendo un’intervista. Da gestori dell’immagine e detentori del tema, il cameraman e l’intervistatrice sono diventati oggetti del discorso televisivo. Il filmato ripreso con il telefono è un backstage che diventa scena principale. L’esecuzione di Parker e Ward contiene anche questa punizione massima: mostrare la morte di chi è abituato a far vedere quella degli altri inquadrando e descrivendo per professione assassinii, massacri, guerre.
Quest’uso dell’apparato ha un costo. Ne hanno fatto le spese le due vittime. Ma, personalmente, a Bryce Williams è costato un suicidio. La turbodiffusione di un messaggio verbovisivo (messaggio che contiene, inseparabilmente, il movente e l’azione del giustiziere; il “manifesto” e la violenza) costa l’annullamento di sé. C’è qualcuno che ha valutato la propria vita meno della diffusione di un messaggio verbovisivo. Grazie all’apparato, oggi il gioco vale la candela.
In tasca hai la tua smartlife. E quindi, volendo, la tua smartdeath.