Nella vita di quei complicati organismi che sono i sistemi scolastici anche i ministri dell’istruzione meritano un posto per il ruolo che riescono ad avere. In paesi a regime liberale non è comunque un gran posto.

L’organismo scuola è intrecciato con mille fili al complesso di una società e delle sue risorse, le trasformazioni sono possibili solo se prese in carico da chi guida l’intero governo dello stato. È interessante una testimonianza di Claude Alègre (Le Point). Alègre è stato un apprezzato studioso di geochimica, prima di assumere posizioni ideologiche molto criticate e di diventare ministro dell’istruzione nel governo di Lionel Jospin tra il 1997 e il 2000.

Oggi ricorda quel che avrebbe voluto fare: combattere l’idea che uguaglianza significhi uniformità, “la véritable égalité c’est la diversité” dei percorsi che conducano, al termine delle superiori, a risultati questi sì da valutare con un criterio unico. Dunque occorrerebbe lasciare autonomia alle singole scuole per reclutare insegnanti, fissare il numero di allievi, gestire assenze dei professori e supplenze.

Ma Jospin non fu d’accordo con Alègre, non lo sostenne. Molti insegnanti si ribellarono a norme che avvertivano rivolte contro di loro e il ministro dovette dimettersi. Oggi parla di “errori di comunicazione”, di “intrighi di corte” e della necessità di rivalutare (anche economicamente) la professione dell’insegnante. Ma è tardi.

Internazionale, numero 888, 11 marzo 2011

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