David Lodge, studioso britannico, ma anche romanziere celebre (in Italia tradotto da Bompiani), critica duramente i tentativi di limitazione dell’autonomia delle università britanniche e gli spropositati aumenti delle tasse (The Independent, 28 marzo): è da stupidi avere una visione solo puramente economica dell’insegnamento superiore e badare soltanto a quello che oggi potrebbe essere utile al mercato.

Peter Brooks (New York Review of Books, 24 marzo), grande studioso di letterature comparate (e di psicoanalisi e storia della cultura), recensisce alcuni libri recenti sulla presunta crisi delle università statunitensi, misurata in termini di retrocessione nelle graduatorie internazionali, e attacca a fondo il contraddittorio liberismo mercantile che porta infine a chiedere l’abolizione delle garanzie di autonomia di università e docenti.

I due interventi richiamano il Non per profitto di Martha Nussbaum e riaffermano il ruolo delle humanities, della storia, dei classici, dell’interrogarsi socratico nella formazione intellettuale e civile democratica. È un ruolo che presuppone la conquista della lettura e della comprensione del presente.

Lo spiega bene Jonathan Mahler, nel New York Times Magazine (10 aprile), raccontando come può funzionare bene la public school 223 nel Bronx grazie all’eccezionale principal, il preside Ramón González. Nelle esperienze di lettura collettiva, insieme ai familiari dei ragazzi, non si parte dai classici, ma ci si arriva come a una meta luminosa.

Internazionale, numero 893, 15 aprile 2011

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