L’Associazione docenti italiani nella sua newsletter pubblica le relazioni di un suo recente seminario internazionale, “Il dito e la luna”. I presenti sono stati affascinati in particolare da un giovane finlandese, Teemu Arina.

Come Teemu Leinonen, che ne ha scritto in marzo, e altri studiosi ed educatori, finlandesi e non, Arina è convinto delle potenzialità che il Flosse (free, libre and open source soft­ware in education) apre alle scuole. Sappiamo quanto l’accesso a internet possa essere inegualmente distribuito nel mondo (20 per cento in Asia, 10 per cento in Africa), ma dove giunge sconvolge, dice Arina, i vecchi modi di fare scuola.

A classi e insegnanti ben formati offre la via per costruire un apprendimento efficace, un circolo virtuoso tra connessioni, interazioni e condivisione. Sta a chi insegna parteciparvi, guidare, sollecitare. Conservatori intelligenti, come Fabrice Hervieu-Wane (se n’è qui detto di recente) sanno bene che il cloud, l’immensa nube delle interazioni in rete, sta cambiando condizioni secolari che nelle scuole favorivano insegnamenti e apprendimenti ridotti alla ripetitività.

Di suo Arina non aggiunge solo esperienze e ottimismo, ma anche afferma che, con o senza internet, sono i profondi cambiamenti di assetto delle società a spingere ad abbandonare l’apprendere come puro ripetere. Solo un’osservazione: i bravi maestri e allievi, almeno dai tempi di Socrate, non ridussero mai il sapere al pedissequo ripetere. Ma, certo, chi così fa ha oggi vita sempre più difficile.

Internazionale, numero 899, 27 maggio 2011

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