Nel 2011, commentando i dati del Programme for international students assessment (Pisa), El País rilevò con interesse che la quantità di denaro destinata all’istruzione non è decisiva per migliorare i risultati dell’apprendimento. Contano di più motivazione e qualità degli insegnanti e organizzazione delle scuole. Con un investimento in pil inferiore alla media Ocse e perfino alla percentuale italiana, la Spagna non può permettersi grandi aumenti di investimento. In tempi di crisi lo stesso vale per altri paesi. Vale anche per l’Italia, simile alla Spagna quanto ad andamento della scolarità?

L’Italia si avvantaggia per un minor numero di analfabeti, stando ai dati ufficiali, per una percentuale un po’ superiore di quindicenni che raggiungono i livelli massimi nei test Pisa e perché le ragazze italiane rispetto ai maschi sono talmente più brave da collocarsi intorno alla media europea (i maschi sono nettamente al di sotto). Ma, per il resto, i due paesi sono appaiati. Diverso però, per fortuna della Spagna, è l’impegno delle classi dirigenti per università e scuole. Gli interventi scolastici delle generalità (simili alle nostre regioni, ma con maggiori poteri) come quella di Valencia si rivolgono agli insegnanti per ottimizzare il funzionamento delle scuole, che resteranno aperte fino a sera per ospitare l’istruzione degli adulti. José Císcar, portavoce del governo, ha inoltre chiesto agli insegnanti di tenersi a disposizione anche a luglio per lavorare con gli alunni in difficoltà.

Internazionale, numero 941, 23 marzo 2012

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it