In Francia le indagini internazionali hanno rivelato la cattiva condizione culturale della scuola e degli adulti. Stampa e studiosi si interrogano seriamente e guardano con interesse ai paesi dell’estremo oriente. Trois Quatorze, rivista dei Programmes internationaux d’echanges (Pie), ha scelto la strada del case study. Ci sono differenze tra scuola francese e giapponese? La risposta è affidata ad Aimi, una giovane giapponese oggi borsista in un centro di vera eccellenza, l’Institut de hautes études internationales et du développement (Iheid) di Ginevra. Aimi ha fatto i suoi studi in Giappone, ma quand’era sedicenne ha frequentato per un anno il lycée a Parigi.
Stupore già al primo giorno di scuola: si entra subito in classe e le lezioni sono cominciate. In Giappone la prima giornata è dedicata a conoscersi tra professori e alunni di tutta la scuola, a capire quali sono gli obiettivi dell’anno. Il fatto è che, secondo Aimi, in Francia ognuno pensa a sé, non alla collettività. Per studenti e professori la scuola è un luogo dove si deve andare, in Giappone dove si ama andare e ci si trattiene volentieri oltre le ore di lezione.
No, non è una leggenda metropolitana, è vero: manutenzione e pulizia sono affidate agli studenti, che alle tre di pomeriggio per mezz’ora rassettano e puliscono tutto, toilettes comprese. In Francia no, e i bagni sono sporchi. In Francia, pensa Aimi, si educa lo spirito critico di un’élite, in Giappone la conoscenza e coesione di tutti.
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