Scrivesse oggi La tempesta, Shakespeare farebbe dire a Miranda “Oh brave the dataficated world”. I rozzi marinai naufraghi che a Miranda parevano goodly creatures sono stati sostituiti dal distinto data editor dell’Economist, Kenneth Cukier, e da Viktor Mayer-Schönberger, professore di Internet governance and regulation all’università di Oxford.
Erano approdati insieme in questo mondo l’anno scorso con un lungo articolo in Foreign Affairs, preludio al libro
Big data (Garzanti 2013). Ora esce, in inglese e tradotto in francese, un ebook che approfondisce il tema dell’educazione: Big data. The future of education.
In realtà l’educazione è presente solo perché è la porta d’accesso e il porto di confluenza dei fenomeni innescati dalla datafication, la datificazione, un neologismo che i francesi preferiscono tradurre e spiegare con “mise en données du monde”. Nel 2000 tre quarti dell’informazione disponibile era su carta, un quarto in formato elettronico. Oggi il rapporto è invertito, e per alcuni la carta offre ormai solo il due per cento dell’informazione. Il big data è la trasformazione di questa massa enorme in dati pertinenti a ogni possibile attività umana.
Edward Snowden ha rivelato l’uso poliziesco che la Nsa può fare e fa del suo big data. Wikileaks di Julian Assange è una risposta. Ma la datificazione dell’universo di informazioni tratte dal reale e non solo da parole può far luce su malattie, cure mediche, modi di guida, processi educativi analizzando, prevedendo, migliorando.
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