L’idea del Pouncer è nata da una conversazione casuale che Nigel Gifford ha avuto con un ufficiale della Royal air force (Raf) britannica. Gifford è un imprenditore di poco più di settant’anni, ex membro degli Army catering corps, già alpinista e ingegnere aeronautico, uno scienziato arzillo e dai modi entusiastici. I due stavano parlando di questioni militari quando l’ufficiale della Raf ha detto: “Smetto per un attimo i panni del militare e le chiedo, visto che abbiamo provato a farlo, se c’è un modo di far arrivare del cibo ad Aleppo”.
Avevano tentato di paracadutare tonnellate di provviste con i Jpads (Joint precision airdrop system, sistema congiunto di consegna aerea di precisione, uno di quegli acronimi militari dal suono ironico ma in realtà serissimi). Ma i paracaduti sono imprecisi: “Si dice che possano arrivare a trecento metri dall’obiettivo, ma spesso atterrano più lontani”, ha spiegato Gifford. La maggior parte del cibo che facevano cadere finiva nelle mani dei cattivi. Hanno anche tentato con la “caduta libera”, in pratica lanciando scatole di cibo da 24mila piedi d’altezza. L’ufficiale della Raf gli ha poi parlato della sua idea di far volare degli aerei telecomandati nelle città assediate, ciascuno con appena due chili di cibo.
Senza pensarci, Gifford gli ha detto: “Io non lo farei, io costruirei dei droni con del cibo”. E più Gifford ci pensava, più la cosa gli sembrava sensata.
Il destino nel cielo
Nella sua famiglia cucina ed esercito si sono sempre mescolati. Il padre di Gifford è entrato negli Army catering corps al momento della loro creazione, nel 1941, è andato in Normandia subito dopo il D-day e poi si è gravemente bruciato le gambe cercando di accendere una stufa a petrolio al buio, a Nimega. Dopo la guerra ha aperto un ristorante a Dorking. Qui il giovane Nigel sedeva sotto il tavolo di preparazione dei dolci, mentre suo padre sfornava centinaia di scones e la farina si diffondeva nella stanza come nebbia.
Da bambino adorava gli aeroplani. “Volevo pilotarli, ma non potevo perché ero daltonico. Ne ho sofferto molto”. Dopo la scuola ha studiato ingegneria aeronautica, lavorando poi con una delle prime aerolinee, prima di seguire le orme del padre ed entrare negli Army catering corps. “Bisognava occuparsi della cucina da capo a fondo, come in una mensa scolastica, usando il cibo avanzato, roba tipo le Durham cutlets, una specie di crocchette”. Solo gradualmente sarebbero apparsi alimenti pronti come il preparato per crema pasticciera o le razioni di cibo disidratato per il fronte. Era la fine degli anni sessanta, la guerra fredda era al suo apice ma non c’erano molte battaglie. L’esercito aveva cominciato a dedicarsi all’adventure training (addestramento all’aperto) per distrarsi.
Canoa, arrampicata: Gifford è diventato un alpinista esperto e ha creato delle razioni di viveri per gli ambienti estremi. Dagli alpinisti civili ha imparato cosa fossero i gorp bag, un misto di noci, uvette, cioccolato e muesli, una sorta di antesignani delle barrette energetiche, che permettevano di tenersi in forze. Ha consigliato a un amico che avrebbe partecipato al concorso d’ingresso nello Special air service di usarle. Nel 1976 è stato il responsabile alimentare per la spedizione sull’Everest dell’esercito.
In seguito ha lasciato l’esercito e si è lanciato nel mondo degli affari, importando palloni da calcio e organizzando soggiorni avventurosi sull’Himalaya. Nel 2009 ha fatto bancarotta. Poi, con un gruppo di esperti d’aeronautica come lui, che si erano dedicati alla costruzione di una piattaforma capace di trasportare le persone ai limiti dello spazio, ha sviluppato un aeromobile senza pilota e a energia solare in grado di volare ad altitudini elevate per settimane, in grado di inviare il segnale di una connessione internet a terra. “Il 17 marzo 2014 avevo sei sterline in banca. Ho pensato di essere finito. Poi è suonato il telefono e dall’altro capo hanno detto: ‘Qui è il reparto acquisizioni di Facebook’”. La loro piattaforma di comunicazione è stata venduta per vari milioni di sterline.
Pensando a come far arrivare gli aiuti umanitari ad Aleppo durante l’assedio, Gifford si è reso conto che poteva unire la sua esperienza logistica, nutrizionale e aeronautica.
“Sapevo come funziona il cibo confezionato. Le razioni alimentari militari vengono compresse e messe sotto vuoto. E sapevo di poter costruire una cellula aerea in grado di far volare un velivolo da un punto all’altro, sola andata. Una volta arrivata, non avrebbe più potuto volare, ma sarebbe stata commestibile: pasta, per esempio, che possiede il 10 per cento della forza tensile dell’alluminio, una struttura interna a nido d’ape, e poi di salsa di pomodoro. Una volta atterrato, può essere cucinato”.
Gifford e i suoi soci alla Windhorse aerospace, nel Dorset, hanno appena testato con successo il primo prototipo di drone. Costruito con il legno, è in grado di sorreggere cinquanta chili di cibo e di atterrare a sette-dieci metri dal bersaglio.
Anche se saranno colpiti, al massimo perderanno farina
La pressione per ottenere un risultato è molto alta. Questa primavera il ministero della difesa ha annunciato che, con il loro fondo d’innovazione alla difesa, dotato di ottocento milioni di sterline, prevedono di attribuire dei finanziamenti alle aziende che risolvano il problema delle consegne “nell’ultimo miglio”. Nei conflitti odierni gli elicotteri sono vulnerabili agli attacchi, le strade sono piene di dispositivi esplosivi e i lanci con paracadute sono poco pratici nelle zone densamente costruite.
Windhorse spera di risolvere questi problemi e di avere pronto il suo primo nucleo di droni commestibili entro Natale. Il governo britannico, l’Organizzazione mondiale della sanità e le associazioni umanitarie sono impazienti di usarli in luoghi come il confine tra la Siria e la Giordania, lo Yemen o la Nigeria.
Forma identificabile
La fame è un’arma di guerra, ma il drone commestibile potrebbe essere un’importante svolta umanitaria. Gifford è deciso a mantenerne il carattere non militare. Per questo è fondamentale che non possa essere riutilizzato oppure adattato ad altri scopi. “Anche se saranno colpiti con armi di piccolo calibro, al massimo perderanno farina”.
Sta lavorando per massimizzare il rapporto peso-calore al fine di rendere efficiente ogni carico e in modo che le persone in tutto il mondo possano immediatamente identificarne la forma e capire cosa fare dei suoi componenti: bruciare i pilastri di legno per accendere il fuoco, mangiare il carico e usare il rivestimento esterno del drone come un telone per tende. In ultima istanza Gifford spera di aumentare il numero di componenti commestibili e di portare la capacità di carico del Pouncer a cento chili, producendolo nel Regno Unito a un costo contenuto, circa cinquecento sterline a esemplare.
I droni (come racconta A.C. Grayling) sono stati sviluppati per individuare e uccidere le persone. Adesso viene aumentato il loro potenziale umanitario civile. Per consegnare cibo? Per rompere un assedio? Perché no? Quale folle idea non è stata inizialmente ritenuta una pia illusione?
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul mensile britannico Prospect.
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