Intorno allo stadio di baseball più grande della città sonnecchiano i carri armati, i camion e i razzi che il prossimo 16 aprile sfileranno in un’enorme parata a Plaza de la revolución. Sono stati ridipinti e oliati per l’occasione, ma non hanno perso la loro aria antiquata, come vecchi oggetti della guerra fredda privi di modernità.
I bambini si aggirano curiosi tra i cingolati, le cabine e i tubi dei mortai. È come un museo delle cose passate che si rianimerà il terzo sabato di questo mese, davanti agli occhi di Raúl Castro.
Il VI congresso del Partito comunista cubano comincerà con una parata militare. Le prove sono in corso da un mese. I viali sono stati risistemati e dipinti, e nelle scuole si fanno prove tutti i giorni in attesa della festa. La gente per strada si lamenta a bassa voce di questo spiegamento eccessivo che sta costando al paese una cifra enorme. Molti temono che l’economia subirà le conseguenze di questo spreco.
Ma le autorità vogliono lanciare un messaggio di potere e chiarire che hanno il controllo del paese. Sanno che la situazione è difficile e che la frustrazione dei cittadini è forte. Sanno anche che all’appuntamento di partito non sarà possibile approvare tutte le misure necessarie per far uscire la popolazione dalla crisi, quindi si preparano a impedire che il malcontento si esprima con delle proteste popolari. Tra una settimana ci mostreranno in pompa magna non i risultati che tutti aspettiamo, ma la pistola che portano alla cintura.
*Traduzione di Sara Bani.
Internazionale, numero 893, 15 aprile 2011*
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