Rari momenti di gioia a Baghdad
Il 22 gennaio gli abitanti di Baghdad sono scesi in piazza per festeggiare la vittoria della nazionale di calcio irachena su quella iraniana nella Coppa d’Asia. È stata una partita speciale per gli iracheni, che fanno tesoro di ogni occasione felice. Nei caffè e nelle strade della capitale la gioia era tanta. Dopo una lunga guerra con l’Iran (dal 1980 al 1988) e il forte coinvolgimento di Teheran nell’attuale politica irachena, la vittoria ha assunto un significato simbolico: l’Iraq è ancora una nazione forte, almeno nel calcio.
Nei territori iracheni occupati dal gruppo Stato islamico, non è facile andare a vedere le partite nei caffè. Per i miliziani estremisti islamici il calcio è un gioco occidentale che distrae i giovani dal jihad. Il gruppo vuole che i giovani frequentino solo le moschee e i campi d’addestramento militare, non i locali pubblici dove non possono esercitare la loro autorità.
Il gruppo Stato islamico considera gli spettatori delle partite di calcio alla stregua di traditori, che meritano la pena capitale. Tuttavia, nonostante la paura di essere scoperti, gli appassionati di calcio sono riusciti a guardare la partita in segreto, riunendosi in posti nascosti. Quando è stato il momento di scambiarsi messaggi di congratulazioni per la vittoria contro l’Iran, l’hanno fatto usando i telefonini.
Proprio grazie a queste telefonate da Mosul, si è diffusa la notizia che il leader del gruppo Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, non si trova in Iraq. In un’intervista con il quotidiano Al Hayat, il primo ministro iracheno Haider al Abadi aveva già dichiarato che Al Baghdadi non era stato visto in Iraq negli ultimi due mesi. Secondo Al Abadi, Al Baghdadi si sposta continuamente tra Siria e Iraq.
La struttura del gruppo Stato islamico è decentrata. Ogni leader locale agisce in maniera autonoma. Inoltre sembra che i combattenti jihadisti temano sempre di più nuovi attacchi dei peshmerga curdi e dell’esercito iracheno. Questo spiegherebbe perché nelle zone da loro controllate i miliziani jihadisti si comportano con estrema violenza con la gente del posto, in particolare con i tifosi di calcio.