Tredici proiettili contro un poeta
Il 2 febbraio il nome di Alaa Mashzoub ha risuonato di messaggio in messaggio, in quanto vittima recente di assassini sconosciuti. Mashzoub, 51 anni, era uno scrittore con venti libri all’attivo, noto nella sua città, Kerbala, come attivista contro la corruzione e le milizie filoiraniane. Quello che lascia scioccati del suo omicidio sono i tredici proiettili che l’hanno ucciso. “È troppo per uno scrittore solo, disarmato, che guidava la sua bici in un vicolo stretto”.
Una sua amica, Lefta Said, è andata a vedere la sua pagina Facebook e ha scoperto che Mashzoub aveva scritto un post sul leader della rivoluzione iraniana, l’ayatollah Khomeini in occasione del quarantesimo anniversario della Repubblica islamica: “Ha passato 13 anni in Iraq, e poi ha fatto guerra al paese del suo esilio”.
Le ragioni di un brutale omicidio
È forse quel numero la spiegazione ai tredici proiettili? Alaa aveva scritto un libro sulla storia della sua città, Kerbala, in cui difendeva l’identità araba della città contro “l’occupazione persiana”.
Ci sono molte ragioni dietro questo brutale omicidio. I sicari hanno aspettato lo scrittore a pochi metri dalla sua abitazione: “Quando è stato ucciso stava tornando a casa dopo l’assemblea settimanale all’Unione degli scrittori a Kerbala,” dice Amar al Massodi, che guida il Gruppo di letteratura di Kerbala. Scrittori da tutto l’Iraq si sono radunati a Baghdad per chiedere un’indagine seria, intonando lo slogan “Il prossimo proiettile sarà sulle nostre porte”.
I manifestanti hanno anche chiesto che la Fiera internazionale del libro di Baghdad, attualmente in corso, sia dedicata a Mashzoub. Le autorità promettono che l’inchiesta sarà condotta seriamente. Ma è stato uno shock per il mondo culturale iracheno: la libertà di espressione è minacciata da assassini ignoti.
(Traduzione di Francesco De Lellis)