×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

L’Iraq non vuole diventare un teatro di guerra

L’incontro tra il primo ministro iracheno Adil Abdul Mahdi e il sovrano saudita Mohammed bin Salman a Gedda, in Arabia Saudita, il 25 settembre 2019. (Bandar Algaloud, Saudi Royal Court/Reuters/Contrasto)

Negli ultimi giorni le due più importanti cariche dello stato iracheno sono state molto indaffarate per tentare di calmare le acque in seguito all’attacco di alcuni droni contro due impianti petroliferi della compagnia saudita Aramco. Dopo aver visitato gli Stati Uniti e incontrato Donald Trump, il presidente iracheno Barham Salih è andato a parlare con il suo collega iraniano Hassan Rohani nell’ennesimo tentativo di mediare tra l’Iran e l’Arabia Saudita ed evitare all’Iraq le conseguenze di un’altra guerra.

Di ritorno dalla sua visita in Cina, il 25 settembre il primo ministro iracheno Adil Abdul Mahdi è andato invece direttamente a incontrare il sovrano saudita Mohammed bin Salman per rassicurarlo del fatto che il governo di Baghdad condanna l’attentato all’impianto petrolifero del 14 settembre, e per ribadire il ruolo dell’Iraq nella mediazione tra l’Iran e l’Arabia Saudita. Entrambe le parti hanno definito la situazione complicata e pericolosa, affermando che “sono necessarie soluzioni politiche pacifiche”.

Questa serie di visite urgenti è motivata dai timori iracheni che una guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran sia già cominciata, ma sul suolo iracheno.

Punti sensibili
Diverse fonti saudite hanno dichiarato che i droni autori del bombardamento sono partiti dai confini iracheni.

Inoltre, gli attacchi di droni israeliani sulle postazioni militari irachene si sono intensificati fino a colpire alcune basi militari. Solo la scorsa settimana ci sono state tre incursioni, di cui una nella provincia di Ramadi, dove le forze armate irachene sono impegnate in una dura battaglia contro il gruppo Stato islamico in fase di riorganizzazione. Per rappresaglia, due razzi sono stati lanciati nelle vicinanze dell’ambasciata statunitense, nella Zona verde di Baghdad.

Su un altro fronte incandescente, la Turchia ha bombardato alcuni villaggi iracheni ferendo tre civili iracheni nell’ambito del suo conflitto contro il partito curdo Pkk.

Con tutti questi punti sensibili all’interno e all’esterno del paese, il primo ministro ha espresso il suo ottimismo riguardo la possibilità di evitare un’altra guerra nell’area. Ma lui stesso si trova sotto attacco in parlamento da parte di quattro coalizioni che ne chiedono le dimissioni.

La pressione su Abdul Mahdi si è ulteriormente inasprita dopo le manifestazioni di laureati che si sono tenute di fronte agli uffici del primo ministro per chiedere posti di lavoro. La polizia li ha respinti usando i cannoni ad acqua, facendo indignare l’opinione pubblica irachena per l’uso sproporzionato della forza contro una manifestazione pacifica.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

pubblicità