Neanche l’epidemia ferma la crisi politica in Iraq
Mustafa al Kadhimi, il giornalista diventato capo dell’intelligence irachena nel giugno del 2016, è il terzo a ricevere l’incarico di primo ministro nel giro di poche settimane. La cerimonia è stata molto breve, meno di un’ora. I rappresentanti dei blocchi politici hanno assistito indossando guanti blu mentre il presidente Barham Saleh gli conferiva l’incarico appena poche ore dopo che il precedente candidato, Adnan al Zurfi, aveva rinunciato su pressione di nove milizie filoiraniane.
L’ex primo ministro Haider al Abadi nel suo discorso ha dichiarato: “Non ti farò le mie congratulazioni. Ti dico: ‘Che Dio di aiuti’!”. È così: è un compito arduo, in un periodo molto delicato. Secondo la costituzione, Al Kadhimi (un indipendente di 53 anni) ha trenta giorni per presentare al parlamento il suo programma e la squadra di governo. Ma prima di allora dovrà lavorare sodo per convincere le coalizioni più potenti ad accettare le quote che gli verranno assegnate all’interno dell’esecutivo.
Tawfiq Allawi, che lo ha preceduto nell’incarico, si è ritirato proprio in quella fase, a seguito delle pressioni dei partiti confessionali. Nel suo primo discorso televisivo il nuovo premier incaricato ha elencato le tre priorità della sua futura azione di governo: la sovranità irachena contro ogni interferenza straniera; il controllo governativo sulle armi; e soprattutto proteggere tutti gli iracheni dal nuovo coronavirus. Ma con la diffusione della malattia, il drastico calo delle entrate petrolifere e l’instabilità causata dalle proteste, quanto a lungo potrà mantenere le sue promesse? Staremo a vedere.
(Traduzione di Francesco De Lellis)