NUOVE NOTIZIE
  • 29 Mag 2020 18.11

Il punto sul coronavirus in Italia

Il 29 maggio, alle ore 18, la protezione civile ha presentato il bollettino sulla diffusione del nuovo coronavirus (Sars-cov-2) in Italia.

  • Il 29 maggio ci sono stati 516 nuovi contagi. Ieri erano stati 593. Le persone contagiate dall’inizio dell’epidemia sono 232.248, compresi i morti e i guariti.
  • Attualmente risultano positive 46.175 persone, 1.811 in meno rispetto al 28 maggio.
  • Il 29 maggio ci sono stati 87 decessi, ieri erano stati 117. In totale sono morte 33.229 persone.
  • Il numero dei guariti sale a 152.844, 2.240 in più rispetto al giorno precedente.
  • A oggi 7.094 persone sono ricoverate con sintomi e 475 si trovano in terapia intensiva, 14 in meno rispetto a ieri.
  • 29 Mag 2020 17.15

Siamo ancora lontani dall’immunità di gregge

Il nuovo coronavirus resterà in circolazione ancora per molto tempo. “È la conclusione di una serie di studi condotti in vari paesi per quantificare il numero di persone infette”, scrive il New York Times.

I ricercatori sono tutti concordi sul fatto che i numeri ufficiali dei contagiati sottostimano di molto il numero reale di infezioni. Ma alcuni studi basati su un ampio numero di test stimano che le persone con gli anticorpi all’infezione sono ancora una piccola percentuale della popolazione. Questo significa che l’immunità di gregge, che si raggiunge quando la maggior parte della popolazione in una data area è immune e quindi il virus non riesce più a diffondersi, è ancora molto lontana.

Non è chiaro quale sia la soglia precisa che consente di raggiungere l’immunità di gregge nel caso del nuovo coronavirus, ma molti esperti credono che sia tra il 60 e l’80 per cento della popolazione.

Gli studi hanno considerato le migliori stime disponibili, ma sono dati approssimativi e possono sopravvalutare l’immunità nei luoghi in cui ci sono poche infezioni . Le date si riferiscono alla pubblicazione dello studio. La ricerca su Wuhan, in Cina, ha valutato l’immunità solo tra le persone tornate al lavoro, non nella popolazione generale. (New York State; Public Health England; Carlos III Health Institute; Wu et al., Journal of Medical Virology; City of Boston; The Public Health Agency of Sweden)

Il grafico mostra che anche nelle città più colpite finora dal covid, come New York, negli Stati Uniti, e Wuhan, in Cina, la grande maggioranza della popolazione è ancora vulnerabile al virus. “I dati sono simili anche nei paesi che hanno optato per lockdown più morbidi con l’obiettivo di favorire l’immunizzazione della popolazione, come la Svezia e il Regno Unito.

Secondo Michael Mina, epidemiologo di Harvard, “l’immunità di gregge non ci sarà per molto tempo. A meno di voler deliberatamente far diffondere il virus, ma questo è un approccio che nessun paese è ormai disposto ad adottare”.

Questi studi sono stati condotti analizzando i risultati dei cosiddetti test sierologici, che rilevano la presenza di anticorpi nei campioni di sangue. Un metodo che consente di intercettare anche le persone asintomatiche e quelle già guarite dal covid-19. Gli esperti, tuttavia, avvertono che questi test non sono ancora del tutto affidabili, perché possono dare falsi negativi (gli anticorpi non sono rilevati, ma in realtà sono presenti) e falsi positivi (gli anticorpi non ci sono, ma sono rilevati). Utili per condurre ricerche epidemiologiche, come in questo caso, i test non sono ancora abbastanza sensibili e specifici per dare risposte sicure sul piano individuale.

  • 29 Mag 2020 16.27

Il governo spagnolo ha approvato il reddito minimo vitale

Il 29 maggio il consiglio dei ministri spagnolo ha approvato l’Ingreso mínimo vital (Imv, reddito minimo vitale), un sussidio pubblico per le famiglie a basso reddito.

L’Imv ammonterà a 462 euro al mese a persona fino a un massimo di 1.015 euro per nucleo familiare, spiega El País, e sarà cumulabile con altri sussidi. Centomila famiglie potrebbero riceverlo già a partire dal 15 giugno, ma il governo ha intenzione di ampliare il programma fino a raggiungere 850mila nuclei familiari e far uscire dalla povertà estrema 1,6 milioni di persone. La misura dovrebbe costare allo stato circa tre miliardi di euro all’anno.

In Spagna il tasso di povertà estrema è quasi il doppio della media europea (12,4 per cento contro 6,9). L’introduzione di un reddito di base era prevista nell’accordo di coalizione raggiunto a dicembre tra il Partito socialista e Unidas podemos, ma la crisi scatenata dal nuovo coronavirus ha spinto il governo ad accelerare i tempi.

L’economia spagnola è una delle più colpite dalla pandemia. Tra marzo e aprile le domande per i sussidi di disoccupazione sono aumentate di quasi seicentomila unità, arrivando a 3,89 milioni.

  • 29 Mag 2020 14.44

Il buon esempio della Namibia

Dopo aver registrato i primi due casi alla metà di marzo, la Namibia ha preso misure tempestive per contenere i contagi, tanto che per 45 giorni (dal 7 aprile al 21 maggio) non ha individuato nuovi malati di covid-19. Dal 22 maggio sono stati registrati alcuni nuovi casi, ma il bilancio delle vittime resta molto contenuto: 22 contagi e nessun morto. Come scrive The Namibian, il paese si prepara quindi alla fase 3 della riapertura (con il via libera a ristoranti, chiese e scuole), tranne Walvis Bay, dove si torna al punto di partenza perché lì ci sono stati gli ultimi contagi.

Questo successo, commenta The Africa Report, è il risultato dell’impegno di organizzazioni governative e non, ma anche del fatto che il presidente Hage Geingob ha adottato le prime misure di contenimento ad appena dieci ore dall’annuncio ufficiale dei primi casi. Un’attenzione speciale è stata riservata alle necessità economiche delle fasce più povere della popolazione (la Namibia è un paese con grandi disuguaglianze), che hanno ricevuto donazioni in denaro e pacchetti alimentari. Aiutando queste famiglie, si è garantito che rispettassero il lockdown.

Alcuni fanno notare che la Namibia ha una densità di popolazione molto bassa, 3 abitanti per chilometro quadrato, contro i 49 del Sudafrica e gli 84 dell’Egitto, i paesi più colpiti del continente. Tuttavia anche in Namibia ci sono comunità molto popolate, dove il rischio d’infezione è alto. Per questo una delle prime decisioni del governo è stata isolare la capitale Windhoek e la regione costiera di Erongo, dov’era stata registrata la maggior parte dei casi.

La crisi del covid-19 contiene delle lezioni per il futuro, ha dichiarato la premier Saara Kuungongelwa-Amandhila: “Bisogna rafforzare la sanità pubblica, includere le donne, costruire una società resiliente, anche dal punto di vista economico”.

  • 29 Mag 2020 14.15

La conferenza sul clima di Glasgow si svolgerà a novembre del 2021

La 26ª conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop26) si terrà a Glasgow dal 1 al 12 novembre 2021. L’incontro doveva svolgersi nella città scozzese nel novembre 2020, ma all’inizio di aprile è stato rimandato a data da destinarsi a causa della pandemia di covid-19. La conferenza dovrebbe essere preceduta da una serie di incontri preparatori che si terranno in Italia, coorganizzatrice della Cop26 insieme al Regno Unito.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

La conferenza di Glasgow è considerata l’appuntamento più importante nei negoziati sulla crisi climatica dall’accordo di Parigi del 2015. In base a quell’accordo ogni cinque anni i paesi firmatari devono aggiornare i loro impegni sulla riduzione delle emissioni di gas serra, in modo che siano conformi all’obiettivo fondamentale di evitare che la temperatura media globale aumenti di più di due gradi rispetto al periodo preindustriale.

Secondo un rapporto pubblicato nel 2019 dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), con le riduzioni previste dagli impegni attuali la temperatura salirebbe di più di tre gradi entro la fine del secolo, anche se tutti i paesi li rispettassero alla lettera.

Nell’incontro inizialmente previsto per il novembre di quest’anno i paesi avrebbero dovuto presentare la prima revisione dei loro piani. Anche se la conferenza è stata rinviata, il calendario stabilito dalle Nazioni Unite prevede che i nuovi obiettivi dovranno essere presentati comunque entro la fine del 2020.

  • 29 Mag 2020 13.35

Il virus potrebbe restare in circolazione anche dopo la diffusione di un vaccino

Secondo alcuni studiosi, il Sars-cov-2 potrebbe continuare a circolare per decenni anche dopo la scoperta e la diffusione di un vaccino. Il covid-19 potrebbe quindi rientrare tra quelle che gli esperti definiscono malattie endemiche, cioè quelle che restano in circolazione nonostante gli sforzi per debellarle. È il caso, per esempio, del morbillo, dell’hiv o della varicella.

Questo non significa, spiega il Washington Post, che la situazione sarà sempre così terribile: “Esistono già quattro coronavirus endemici che circolano causando il raffreddore comune. Molti esperti credono che il Sars-cov-2 diventerà il quinto e sostengono che gli effetti si attenueranno man mano che l’immunità si diffonderà e i nostri corpi si adatteranno. La lotta alle malattie endemiche richiede un pensiero a lungo raggio, uno sforzo sostenuto e un coordinamento internazionale. Tali sforzi richiedono tempo, denaro e soprattutto volontà politica”.

Un altro punto da tenere in considerazione è l’efficacia di un eventuale vaccino, che non è scontata: “All’inizio la domanda globale del vaccino supererà di gran lunga l’offerta. Circa il 60-80 per cento della popolazione mondiale ha bisogno di essere vaccinata per raggiungere l’immunità di gregge. Senza accordi internazionali, si potrebbe scatenare una guerra all’accaparramento, con delle campagne di vaccinazione inefficaci”.

A questi aspetti c’è da aggiungere la questione della prevenzione, non semplice come sembra. La sfida, non nuova per la salute pubblica, è quella di “indurre le persone a pensare a lungo termine”.

  • 29 Mag 2020 12.50

Gli ospedali di Mumbai sono sommersi dai casi di covid-19

Da settimane il pronto soccorso dell’ospedale Sion di Mumbai, in India, non riesce a gestire la grande quantità di malati che presentano i sintomi dell’infezione da nuovo coronavirus. Un video condiviso negli ultimi giorni sui social network indiani e ripreso dalla Bbc mostra persone addossate l’una all’altra su letti e barelle, collegate in due a un’unica bombola di ossigeno o stese sul pavimenti. I dottori osservano che l’ospedale, che si trova vicino a Dharavi, lo slum più grande dell’Asia, è sempre sovraffollato ma l’emergenza scatenata dal nuovo coronavirus ha creato una situazione insostenibile.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Mumbai, dove vivono più di venti milioni di persone, soffre dall’inizio di maggio le conseguenze più dure della pandemia. Con oltre 59.500 casi registrati e quasi 1.700 decessi, Mumbai e il suo stato, il Maharashtra, sono diventati l’epicentro della crisi in India. Il picco dei contagi è stato registrato il 6 maggio ma da allora la curva non accenna ad appiattirsi, scrive il Guardian. In tutta l’India i casi di covid-19 sono più di 150mila e i morti sono stati circa quattromila.

Le autorità cercano di alleviare il carico delle strutture sanitarie pubbliche con soluzioni simili a quelle adottate dalla Cina: nel distretto finanziario della città è stato costruito un ospedale da campo con mille posti letto e un reparto di terapia intensiva, mentre alcuni stadi e altre strutture ricreative sono state convertite in centri di cura.

  • 29 Mag 2020 11.50

Isolata un’intera baraccopoli di Buenos Aires

Villa Azul, Buenos Aires, 26 maggio 2020. (Marcelo Endelli, Getty Images)

“Il 25 maggio le forze dell’ordine hanno isolato Villa Azul, un quartiere povero a sud della capitale Buenos Aires dove vivono circa cinquemila persone”, scrive il Guardian.

“Per almeno due settimane gli abitanti non potranno né entrare né uscire – più di cento poliziotti sorvegliano i vari accessi alla zona – e le autorità si occuperanno di portare viveri, medicinali e altri prodotti di prima necessità, per evitare che la gente esca di casa”, si legge sul País. Il 27 maggio 107 tamponi, sui più di trecento effettuati, sono risultati positivi al covid-19 e si teme che il virus si diffonda velocemente nei quartieri limitrofi.

La decisione di chiudere l’intera zona è stata criticata da alcuni attivisti sociali e anche da vari rappresentanti dello stesso governo guidato dal presidente Alberto Fernández (centrosinistra): isolare una villa miseria, come si chiamano le baraccopoli in Argentina, equivale a creare dei ghetti per i cittadini più poveri. Ma Daniel Gollán, ministro della salute nel governo della provincia di Buenos Aires, respinge le accuse: “Stiamo lavorando insieme alle organizzazioni locali per prevenire la diffusione del contagio e impediamo alle persone di entrare e di uscire solo per proteggere le zone limitrofe”.

A Villa Azul, come in altre baraccopoli della capitale, molte case sono di lamiera e non tutte hanno l’acqua potabile. Il governo di Fernández ha prolungato le misure di isolamento fino al 7 giugno, mentre il numero di contagi ha subito un picco il 26 maggio con più di seicento casi confermati e 19 vittime in un solo giorno. Al 29 maggio nel paese i casi confermati sono 14.702, i morti più di cinquecento.

  • 29 Mag 2020 10.58

Il coronavirus aumenta i rischi per la salute legati alle ondate di caldo

Per quest’estate l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) prevede giornate di caldo record nell’emisfero settentrionale e la pandemia di covid-19 potrebbe aumentare i rischi per la salute legati alle ondate di calore.

L’Omm ha sollecitato i governi a prevedere nuovi piani per proteggere le persone dalle alte temperature, pur dovendo fare attenzione a evitare nuovi contagi. Se rinfrescarsi in uno spazio pubblico climatizzato chiuso, come un cinema o un supermercato, può infatti essere una buona idea per sfuggire alla calura estiva, queste strategie non sono raccomandate durante un’epidemia. Le città devono attrezzarsi con piani alternativi. I sistemi centralizzati di aria condizionata, inoltre, possono rappresentare un problema e favorire il contagio.

“Attualmente stiamo vivendo uno degli anni più caldi mai registrati”, ha detto la portavoce dell’Omm Clare Nullis Kapp. Per molti, in particolare per gli anziani, il covid-19 limita le strategie adottabili per evitare i disturbi legati al caldo intenso. Le ondate di calore potrebbero anche aggravare le condizioni dei pazienti affetti dal covid-19 e rischiano di andare a pesare su strutture sanitarie già in difficoltà, con un afflusso supplementare di persone bisognose di assistenza.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Diverse aree del pianeta stanno già registrando giornate di caldo intenso. A New Delhi le temperature hanno superato i 47 gradi e tutto il nord dell’India è investito da ondate di calore che hanno raggiunto i 50 gradi. Gli Stati Uniti occidentali si preparano a un’ondata di caldo attesa per la settimana prossima. La Noaa, l’agenzia statunitense per gli oceani e l’atmosfera, ha annunciato che i primi quattro mesi del 2020 hanno raggiunto temperature mediamente sopra la media in tutto il mondo, soprattutto in Europa centrale e orientale e nell’Asia settentrionale, con temperature spesso di tre gradi superiori alla media.

  • 29 Mag 2020 09.04

Sul fronte del coronavirus in un campo profughi in Kenya

Per più di dieci anni Kanere, il primo giornale indipendente al mondo nato in un campo profughi, ha superato molte difficoltà per raccontare la vita all’interno del campo di Kakuma, nel nordovest del Kenya. “Ora che nel vasto insediamento è stato registrato il primo caso di covid-19, la pubblicazione deve affrontare la sua sfida più grande”, scrive Ruairi Casey in un articolo su Al Jazeera.

Circa 200mila persone vivono nel campo di Kakuma, uno dei più grandi al mondo, allestito nel 1992 e gestito dall’Unhcr, l’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati. Le condizioni di vita precarie e il sovraffollamento rendono il distanziamento fisico e il rispetto delle norme igieniche quasi impossibili da rispettare. L’acqua è fornita attraverso delle pompe pubbliche e in tutto il campo c’è un solo ospedale, dove lavorano cinque medici.

Per questo negli ultimi due mesi i dieci giornalisti della redazione di Kanere hanno pubblicato informazioni e aggiornamenti sui social network e sul giornale distribuito nel campo per sensibilizzare gli abitanti sulle regole di sicurezza da rispettare per evitare la diffusione del nuovo coronavirus. Inoltre hanno cercato di contrastare le notizie false che circolano a proposito del virus, per esempio che si possa curare bevendo una tisana o che colpisce solo alcune persone.

Ma il 25 maggio un uomo rientrato nel campo dalla capitale Nairobi è risultato positivo al covid-19 ed è stato subito trasferito in un centro per l’isolamento.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Finora il Kenya ha registrato 1.286 contagi e 52 decessi e il 18 maggio sono stati individuati i primi due casi in un altro grande campo profughi del paese, quello di Dadaab, al confine con la Somalia. Alla fine di aprile il governo aveva ordinato il blocco di tutti i movimenti in entrata e in uscita dai due campi.

Le misure di contenimento e il coprifuoco notturno hanno alterato la vita all’interno del campo di Kakuma, si legge su Al Jazeera. E i giornalisti di Kanere si sono adattati alle nuove circostanze. Il giornale, il cui nome è un’abbreviazione di Kakuma News Reflector, è stato lanciato nel 2008 e ci lavorano persone provenienti dai vari gruppi etnici che vivono nel campo, riuscendo così a dare voce a tante esigenze diverse.

Grazie alla donazione di un’ong tedesca, Kanere è riuscita a garantire la copertura delle notizie anche durante il lockdown, in collaborazione con una radio locale. Le interviste si svolgono principalmente tramite WhatsApp, mentre una jeep bianca attraversa il campo ogni giorno diffondendo messaggi in varie lingue sull’importanza della prevenzione e dell’igiene per combattere il virus.

Leggi il live blog di ieri.

Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo