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L’industria del tabacco mira ai paesi in via di sviluppo

Un operaio fuma prima di cominciare a lavorare in una fabbrica vicino a Rawalpindi, in Pakistan, nel dicembre 2014. (Muhammed Muheisen, Ap/Ansa)

L’industria del tabacco preferisce pubblicizzare i suoi prodotti nei paesi a reddito più basso e nelle aree urbane. Lo scrive sul Bulletin of the World Health Organization un gruppo di ricerca internazionale, che ha paragonato i livelli di marketing in 16 paesi con diversi livelli di reddito. In paesi come lo Zimbabwe o il Pakistan il marketing è forte, maggiore che in paesi avanzati come il Canada o la Svezia.

Tra il 2009 e il 2012 i ricercatori hanno percorso un chilometro a piedi in 462 comunità, verificando la frequenza di negozi che vendevano sigarette e tabacco, pubblicità, punti vendita con pubblicità. Nei paesi a reddito basso la pubblicità era 81 volte superiore a quella nei paesi a reddito alto. Anche i punti vendita erano più frequenti di due volte e mezzo nei paesi a reddito basso o medio basso che in quelli a reddito alto, e così pure la vendita di sigarette singole. Il marketing era più frequente nelle città che nelle aree rurali.

Secondo i ricercatori, tutto questo avviene a dispetto della regolamentazione decisa a livello globale. Nel 2005 è entrata in vigore la Convention on Tobacco Control dell’Organizzazione mondiale della sanità, firmata da 180 paesi, che prevede il divieto di marketing. È possibile che i paesi a reddito basso abbiano più difficoltà a implementare il divieto e a rifiutare le sponsorizzazioni, le promozioni e la pubblicità dell’industria del tabacco.

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